lunedì 22 maggio 2017

#MOSQUITO / Profeti, e discepoli (Carl Gustav Jung)

Non nego in generale che possano comparire veri profeti, ma per prudenza vorrei cominciare col mettere in dubbio ogni singolo caso, prima di decidermi a ritenerlo senz'altro per genuino. Ogni vero profeta si difende dapprima virilmente contro la pretesa, che l'inconscio gli pone, di rappresentar questa parte. Dove un profeta sorge in un batter d'occhio, è meglio pensare a una perdita dell'equilibrio psichico.
Accanto alla possibilità di diventare profeta, ce n'è un'altra che permette gioie più sottili e in apparenza più legittime, quella cioè di diventare discepolo di un profeta. Per molta gente è questa una tecnica addirittura ideale. Eccone i vantaggi. L'odium dignitatis, cioè l'impegno sovraumano del profeta, diventa un molto più dolce otium indignitatis; ci si siede, modestamente indegni, ai piedi del Maestro e ci si guarda bene dall'avere Pensieri propri. La pigrizia mentale diventa virtù, ci si può riscaldare al sole di un essere almeno semidivino. L'arcaismo e l'infantilismo della fantasia inconscia sono soddisfatti senza che ci si rimetta del proprio, perché ogni obbligo è addossato al Maestro. Grazie alla sua divinizzazione ci si innalza senza nemmeno accorgersene, e inoltre, senza averla scoperta, si riceve già pronta dalle mani del Maestro la grane verità. Naturalmente i discepoli si stringono sempre insieme, non già per amore, ma nel ben inteso interesse di essere rafforzati senza fatica nel proprio convincimento mediante produzione di un consenso collettivo.
Ecco un'identificazione con la psiche collettiva che sembra molto più raccomandabile; un altro ha l'onore, e quindi anche la pericolosa responsabilità, di essere profeta. Per conto proprio si è soltanto discepoli, ma coamministratori con ciò del grande tesoro scoperto dal Maestro. Si sente tutto il peso e la dignità di un simile ufficio e si giudica supremo dovere e morale necessità il diffamare chiunque pensi diversamente, il far proseliti e l'illuminare l'umanità, proprio come se si fosse il profeta. E sono appunto coloro che si erano rannicchiati dietro una Persona apparentemente modesta quelli che, rigonfiati da una identificazione con la psiche collettiva, compaiono all'improvviso alla superficie del mondo. Poiché, come il profeta, anche il suo discepolo è un'immagine primordiale della Psiche collettiva.

*** Carl Gustav JUNG, 1875-1961, medico e psicoanalista svizzero, fondatore della psicologia analitica, L'io e l'inconscio, (1928), in Due testi di psicologia analitica, Opere, vol. 7^, Bollati Boringhieri.
https://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Gustav_Jung


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