Come si combatte la corruzione? Scendendo in piazza in centinaia di migliaia (bastano centinaia di migliaia, non serve il 40%) e tornandoci ogni giorno finché il governo non cede. Come in Romania.
Come ci si riprende un partito di sinistra diventato liberista? Opponendo nelle strade, in decine di migliaia e per settimane, la sua Loi Travail (in italiano: Jobs Act), costringendo i suoi dirigenti a sputtanarsi. Come in Francia.
In Italia, niente. Neanche il tentativo di stravolgere la Costituzione portò la gente per strada; ovvio che malgrado il risultato del referendum niente sia cambiato. I liberisti e i corrotti sanno benissimo che, qualunque cosa facciano, gli italiani si piegheranno. Oh, certo, lamentandosi molto; ma di tutti indifferentemente, ossia di nessuno, e preferibilmente a telecomando, ossia per ciò che i media gli propongono quel giorno (quasi sempre le malefatte di Virginia Raggi e della sua giunta; se non ci fossero loro l'Italia evidentemente sarebbe un paradiso).
Disoccupazione? Precariato? Favoritismi? Sprechi e ruberie? Privatizzazioni selvagge? Evasione fiscale dei ricchi e delle multinazionali e accanimento fiscale contro il piccolo commercio e le piccole imprese? Malasanità? Dissesto del territorio? Non scompariranno per conto loro ma neppure sono inevitabili. Votare contro non si può o comunque non basterebbe; ma basterebbe un mese di lotta dura e di massa, nelle strade e nelle piazze, non sui social. Contro il governo, i partiti di governo, la casta, i centri di potere, finché non mollano.
Non vi va? Comprensibile; ma smettetela di credere che la colpa sia degli altri.
*** Francesco ERSPAMER, docente di studi italiani e romanzi ad Harvard, saggista, 'facebook', 5 febbraio 2017
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