“E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters. Era una sera di maggio, appena prima che facesse buio”, per proporgli di dormire insieme, nello stesso letto, da persone sole e amiche.
Dobbiamo a NN Editore la scoperta di uno scrittore statunitense di grande valore, Kent Haruf, e della sua Trilogia della pianura (Canto della pianura, Crepuscolo, Benedizione), che racconta l’immensa provincia americana e i suoi proletari con la misura, la comprensione, l’affetto e la malinconia appartenuti a Sherwood Anderson, a Margaret Laurence (ma la sua era provincia canadese) e a tanti altri, tra cui di recente la grandissima Marilynne Robinson.
Haruf è morto nel 2014 e Le nostre anime di notte è un lungo racconto che torna alla immaginaria cittadina di Holt, in Colorado, e parla di due anziani piccolo borghesi e vedovi, della loro storia di amicizia che è poi amore, un rapporto puro e autentico che si scontra, ancora una volta, con il pregiudizio dei figli e dell’ambiente. La vecchiaia come libertà, certo, ma il mondo è degli adulti, che, contrariamente ai bambini e ai vecchi, alla libertà sono poco sensibili.
Delicata e perfetta, la storia di Louis e Addie non riguarda il sesso ma il bisogno di amicizia, di intimità. Non è nuova, ed è allegra e triste, di perfetta, scandita, musicale scrittura. Ottima e simpatetica la traduzione.
*** Goffredo FOFI, critico, Kent Haruf, Le nostre anime di notte, NN editore, 2017, 'internazionale.it', 26 febbraio 2017, qui
In Mixtura le mie tre recensioni ai libri di Kent Haruf qui
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