domenica 26 febbraio 2017

#SENZA_TAGLI / E poi vieni tu a dirmi che dovrei costruire muri? (Anna Mallamo)

Stamane pioveva sabbia rossa, dritta dal deserto. La guardavo sorseggiando il mio tè cinese, avvolta in una vestagliona di purissimo pile fatta in India, subito dopo aver annaffiato la bougainvillea tropicale, e scattavo foto col mio iPhone progettato negli Usa e costruito in Cina, che funziona grazie a materiali estratti in tutto il mondo, ma specialmente il Coltan che viene dal Congo, risalendo una filiera incerta piena di zone oscure e ombre criminali e lobbies internazionali. 
Avevo sulle unghie smalto francese, e orecchini d'argento indiano comprati al pakistano Sanjiu in spiaggia, e un pigiama preso nel negozio di un'azienda che ha delocalizzato in Serbia. 
Poi sono uscita, guidando la mia macchinetta coreana per raggiungere il mercatino a chilometro zero, dove illudermi di avere pieno controllo di quello che scelgo, che pago, che mangio. 
Ho comperato broccoletti, zucca miele, tarocco Gallo, rosmarino, pere abate (che crescono nel Catanese ma vengono dalla Francia). Ho comprato uova bianche di galline livornesi. 
Ho parlato a siciliani e meridionali come me, che nel sangue hanno due o trecento popoli diversi, nel nostro italiano che ha parole greche, latine, arabe, spagnole, francesi.

E poi vieni tu a dirmi che dovrei costruire muri? Per chiudere dentro cosa, esattamente? E cosa dovrei chiudere fuori?
Ah sì, certo. Forse dovrei chiudere fuori te.

*** Anna MALLAMO, 'facebook', 25 febbraio 2017, qui



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