Libertà è possibilità di isolamento. Sei libero se puoi allontanarti dagli uomini, senza che la necessità di denaro, o la necessità gregaria, o l’amore, o la gloria, o la curiosità che, nel silenzio e nella solitudine non possono avere alimento, ti obblighino a cercarli. (...)
Certe ore-intervallo che ho vissuto, ore di fronte alla Natura, scolpite nella tenerezza dell’isolamento, mi rimarranno per sempre come medaglie. In quei momenti ho dimenticato tutti i miei propositi di vita, tutti i miei obiettivi desiderati. Ho assaporato il non essere niente, con una pienezza di bonaccia spirituale, cadendo nel grembo azzurro delle mie aspirazioni. (...)
Il mio isolamento non è una ricerca di felicità, che io non ho la forza di raggiungere; né un desiderio di tranquillità, che nessuno ottiene salvo non averla mai perduta… ma una ricerca di sonno, di annullamento, di modesta rinuncia. (...)
Io non volevo sentire la vita, né toccare le cose, sapendo, da come reagiva il mio temperamento al contagio del mondo, che la sensazione della vita era sempre dolorosa per me. Ma per evitare questo contatto, mi sono isolato e, isolandomi, ho esasperato la mia già eccessiva sensibilità. Se fosse possibile troncare di netto ogni contatto con le cose, sarebbe un bene per la mia sensibilità. Ma l’isolamento totale è irrealizzabile. (...)
*** Fernando PESSOA, 1888-1935, poeta e scrittore portoghese, Il libro dell'inquietudine, Feltrinelli, 1982 (postumo)
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