mercoledì 8 febbraio 2017

#SENZA_TAGLI / Mare, il ponte levatoio (Erri De Luca)

In questi anni mi si è guastata la vista del mare. A passeggio lungo una sua riva, vedo la sua superficie come un sudario steso, sopra il quale vanno bare, e non barche, a motore. Il mare è lo stesso, la mia vista no.

L’anagramma di Libia è Alibi, la pretesa di non trovarsi sul luogo del crimine. E’ questo il losco accordo che il governicchio nostrano finge di stipulare con un caporione libico. Per arrestare gli sbarchi dal suo sconfinato litorale. Non è e non può essere un blocco navale, manovra militare che si applica a una nazione nemica. Non è e non può esserlo per la vastità dello spazio da controllare e la pochezza dei mezzi a disposizione.
L’accordo è allora una tangente pagata a una fazione per ostacolare imbarchi. La stessa fazione intasca tangenti dalla mafia degli imbarchi. L’accordo inventa un alibi.

Ma se pure avesse l’impossibile effetto di esaurire le partenze dalla Libia: smetterebbero i flussi?
Dalle mie parti si usa dire a proposito di questo: “Morto quello che faceva i fazzoletti, non ci possiamo più soffiare il naso”. Le migrazioni di azzardo hanno preso, prendono e prenderanno altre vie, altri rischi, altri traghettatori di corpi, la merce più redditizia da caricare a bordo. Accatastati a sardine, scaricati ovunque, anche alle onde come la zavorra, sono merce pagata in anticipo e non alla consegna.

Il governicchio nostrano armeggia accordi sopra carta straccia, sparge nebbia e inventa nuovi iceberg sulla rotta. I perseguitati in terra e in mare continuano la loro corsa a ostacoli cercando di sottrarsi al fatturato perdite dei Titanic, colati a picco a flotta nel Canale di Sicilia.
Solo il mare ha la misericordia di tenere calato il ponte levatoio che i governi cercano invano di tenere alzato.

*** Erri DE LUCA, scrittore e poeta, Il ponte levatoio, 'Fondazione Erri De Luca', 7 febbraio 2017, qui


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