Cambiare gli altri, cambiare se stessi
Luca MAZZUCCHELLI
psicologo e psicoterapeuta
vicepresidente Ordine Lombardia, direttore di 'Psicologia Contemporanea'
TedxBologna, youtube, 28 novembre 2016
video 18min09
Un discorso chiaro, semplice, accattivante.
Il messaggio di fondo gira attorno alla convinzione che lamentarsi, imporre i propri bisogni o soffocarli (le tre strategie, più o meno consapevoli, da noi messe in campo quando vorremmo una realtà diversa da quella che ci circonda) non serve.
Unico modo per cambiare il contesto è cambiare noi stessi.
Si tratta di uno stimolo forte, proprio per il modo pacato e convincente con cui viene esposto, in linea con un certo 'spirito dei tempi' e per certi versi condivisibile.
Uno stimolo che giustamente responsabilizza l'individuo, ricordandogli il potere che ha e che magari non usa fino in fondo (secondo la logica dell'empowerment e, soprattutto, del selfempowerment). Ma è un messaggio che corre il rischio di 'scaricare', più o meno intenzionalemente, appunto sull'individuo, tutte quelle responsabilità e azioni di cambiamento che invece, per la dimensione sociale e politica sollevata, dovrebbero essere di 'pertinenza sistemica'.
Un'analisi intellettualmente onesta è chiamata a riconoscere quando il singolo da solo non può farcela e quando invece spetta al livello sovraindividuale (sociale, politico, economico) intervenire, per modificare il contesto, anche sotto la spinta o la (sana) contestazione del singolo. Altrimenti la responsabilizzazione diventa di fatto sottile, ma pesante colpevolizzazione: "se non trovi lavoro, se non 'vinci' e non hai successo, è perché non hai fatto ciò che dovevi e potevi fare: il tuo insuccesso dipende da te e solo da te."
E anche il modello di carriera eccellente presentato dalla biografia stessa di Mazzucchelli (che racconta il suo curriculum, dimostrando che 'ce l'ha fatta dandosi da fare' per realizzare il suo sogno), diventa ambivalente: in parte potenzialmente motivante, ma in parte anche potenzialmente frustrante, perché 'riduce' e rinchiude tutta la complessità della realtà (e degli individui) alle sole possibilità di azione di un singolo, tra l'altro idealizzato come onnipotente.
E anche il modello di carriera eccellente presentato dalla biografia stessa di Mazzucchelli (che racconta il suo curriculum, dimostrando che 'ce l'ha fatta dandosi da fare' per realizzare il suo sogno), diventa ambivalente: in parte potenzialmente motivante, ma in parte anche potenzialmente frustrante, perché 'riduce' e rinchiude tutta la complessità della realtà (e degli individui) alle sole possibilità di azione di un singolo, tra l'altro idealizzato come onnipotente.
Insomma: un messaggio, quello lanciato da Mazzucchelli, utile per la sua provocatorietà, ma tutto da problematizzare e completare, se non si vuole cadere, magari anche senza volerlo, in un semplicismo pericoloso, oggi peraltro sempre troppo diffuso. (mf)
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