E' tornata a girare la teoria 'Renzi-1 e Renzi-2'.
Ieri era stata affacciata, da qualche commentatore, a mo' di consiglio amichevole: il ritorno alla prima versione di Renzi era il suggerimento perché il presidente del Consiglio non perdesse contatto con il Paese.
Oggi, la teoria vorrebbe spiegare la disfatta: Renzi, prigioniero della bolla del giglio magico e ormai sempre più rintanato nelle stanze del potere con i troppi poteri amici (quelli che avrebbe dovuto, se non rottamare, almeno tenere a distanza), non avrebbe più capito i veri bisogni degli italiani: brandendo la riforma costituzionale come strumento magico salvaItalia, avrebbe distolto energie dalle politiche necessarie per far uscire davvero il Paese dalla crisi (ad esempio, lavoro, disoccupazione, innovazione, corruzione, investimenti...).
Temo che la teoria dei due Renzi sia ottimistica. E falsa.
Ottimistica: perché lascerebbe aperta anche oggi (dopo il tracollo conseguente al referendum costituzionale che ha dimostrato come il voto sia stato insieme di salvaguardia della Costituzione ma soprattutto di rifiuto specifico di Renzi in quanto tale) la possibilità di un cambiamento del soggetto in questione.
Falsa: perché non corrispondente alla realtà di come è, essenzialmente, la natura di noi esseri umani.
C'è infatti un minimo comune denominatore nella cosiddetta teoria dei due Renzi: ed è Renzi. Il quale 'non può' cambiare.
Come peraltro accade per ognuno di noi.
Certo, tutti possiamo 'aggiustare' qualcosa del nostro modo di essere: ma nessuno può stravolgere se stesso diventando altro da ciò che è.
Possiamo soltanto diventare fino in fondo ciò che siamo: e già questo non è così scontato che avvenga e cogliere l'essenza di noi in noi stessi, per farla sviluppare, possibilmente al meglio, richiede un duro 'lavoro', cui peraltro non è detto vogliamo sempre assoggettarci. Comunque, ciò che siamo, il nocciolo duro che è in noi, non cambia.
Se ci impegniamo, forse miglioriamo la nostra 'simpatia', o conteniamo la nostra 'antipatia' (altra teoria degli ultimi giorni, sempre su Renzi, inventata dall'amico Farinetti: "siamo troppo antipatici, mostriamoci più umani"), ma per quanti sforzi, pure 'sudati', possiamo compiere, conta sempre quello che abbiamo 'dentro': perché è questo che 'passa', nella comunicazione vera. E se 'dentro', 'strutturalmente' e in profondità, abbiamo una voglia esclusiva, totalizzante e invincibile di IO a tutte maiuscole, sopra tutto e sopra tutti (una pulsione incomprimibile di potere e successo personali), possiamo pure rivestire ogni nostro discorso di grandi affermazioni sul bene comune, ma sarà solo retorica stucchevole, che gronda falsità.
Non solo: i comportamenti concreti, quelli che da soli vincono sulle parole, strideranno insopportabilmente, per la loro dissonanza con qualunque proclama, per quanto espresso in maniera accattivante, sorridente e complice.
Ovviamente tutto è esponenzialmente più grave se si ha una funzione pubblica e si è addirittura presidenti del Consiglio.
Allora i 'comportamenti' significano politiche, programmi, decisioni e azioni che impattano sulla vita delle persone. Posso dichiararmi di sinistra quanto voglio, ripetere che non sto con lobby e 'poteri forti' e che sono pronto a rottamare il mondo, ma se poi i fatti che metto in campo (progetti e leggi) sono di destra, strizzo l'occhio alle lobby e mi 'strofino' con i 'poteri forti', non c'è simpatia o antipatia che tenga: gli altri percepiranno ('sentiranno') soltanto che sono 'falso'. Ed è questo che è decisivo. Anche (soprattutto) perché è questo che è vero.
In sostanza.
Renzi, come accade per ognuno di noi che non può essere che se stesso, è Renzi. Tale è e tale resta: e la numerazione 1-2 è un'illusione, se avanzata in buona fede, oppure l'ennesimo tentativo truffaldino di far credere un possibile cambiamento, se promosso dai fan interessati.
Tra l'altro, in questo caso (e viene in mente l'ennesima similitudine con un altro premier, oggi in disuso ma ancora non uscito di scena, cui spesso Renzi viene giustamente appaiato), la leggibilità è lampante. Cioè: l'insincerità non è nascosta e non ci vogliono occhiali particolari per vederla. Potremmo dire che è una 'falsità sincera': che 'sgorga' al naturale, limpida e 'incontinente'.
E questo è importante: perché sposta parte della responsabilità delle conseguenze (nefaste) del comportamento dell'altro (in questo caso di un leader come Renzi) anche su di noi: che, se non siamo ciechi, dovremmo vedere. E capire.
Senza cadere in un 'inganno che non inganna'.
Invece finora, almeno per la maggioranza degli italiani, così non è stato.
Perché il gioco si 'vedesse', ci sono voluti oltre mille giorni e la strumentalizzazione gridata, tra lanci di panzane e patacche varie, di una Costituzione gettata su un tavolo da poker, alla ricerca ossessiva di una legittimazione plebiscitaria del proprio Io.
Tanti, 1000 giorni. Anche se (va riconosciuto) sempre meno dei giorni che hanno scandito l'era berlusconiana.
Già. Noi italiani siamo lenti, ma, forse, chissà, stiamo imparando: anche a rendere più veloci i nostri giudizi.
Non ne sono sicuro, ma lo spero.
Perché 'capire-dopo' quello che avremmo dovuto 'capire-subito' può essere letale: non sempre la resipiscenza arriva in tempo.
*** Massimo Ferrario, La falsa teoria del Renzi-1 e Renzi-2, per Mixtura
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