e chi dice che l’essenziale
non è mutabile, e mai
muterà,
il colloquio non è impossibile,
la discussione si può fare.
Bisogna solo lasciare a casa i fucili,
sedersi sul sedile di pietra
sotto l’albero di fico,
bere ogni tanto un bicchiere di vino,
distrarsi all’andirivieni
del cane bracco o pointer,
o al canto d’un uccello,
all’odore di mosto o di sterco
o di mentuccia.
Alla fine ci si saluterà
con una stretta di mano
(non è poi tanto grave,
il cimitero è piccolo e bianco
e intorno giocano i bambini).
*** Marina MARIANI, 1928, poetessa, Tra chi dice che tutto cambia, da Marina Mariani, In campo lungo, Edizioni Quasar, 2007. Anche in ‘sagarana’, n. 26, gennaio 2007, qui
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