Il popol di formiche
fu chiamato a Consiglio
e disse il Formicone:
per esser democratici
anche noi faremo
regolari elezioni.
Parlò dal suo cantuccio
un’ umile formica:
per chi devo votare
per non votare male?
Rispose il Formicone:
la libertà di voto
esiste, non lo sai?
ma se non voti bene
che cosa mangerai?
Fu eletto il Formicone
con grande maggioranza
fu fatta una gran festa
si bevve in abbondanza.
Passato qualche tempo
senza miglioramento
la povera operaia
andò dai sindacati
a chieder cosa fare
per essere pagati.
Rispose la formica
che stava dietro il banco
che certo era un diritto sacrosanto
ma se avesse portato
un chicco di frumento
poteva prima esporre
il suo caso in Parlamento.
Pagò il suo chicco allora
al buon sindacalista
la povera formica
ma dei reclami lunga era la lista
e fu inutil fatica.
Decisa a far giustizia
andò da un conoscente,
un ricco possidente
che disse alla formica:
di grossa economia
certo è molto occupata
tutta la gerarchia,
però un favore ho fattto
a un piccol dipendente
che nei pubblici uffici
ha fama di valente;
con due chicchi di grano
da dare all’impiegato
e tre per il suo capo
le cose tutte appiano.
Pagata la tangente
ottenne finalmente
di avere gran decoro
nel numer di coloro
che son “benefattori”
perchè fanno le scelte
per i lavoratori.
E giunte le elezioni
votò pel Formicone
dicendo alle compagne,
quasi morte di fame,
di avere ancor pazienza
perchè per l’alluvione,
la congiuntura, il piano,
l’aumento di pensione,
v’eran grossi problemi
in tutta la nazione.
E vinse il Formicone
con grande maggioranza
fu fatta una gran festa
si bevve in abbondanza.
*** Renato SOLTOGGIO, 1941, scrittore, Le elezioni delle formiche, 1968, 'renatosoltoggio.net', qui
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