lunedì 7 dicembre 2015

#LIBRI PIACIUTI / Sull'orlo del precipizio, di Antonio Manzini (recensione di M. Ferrario)

Antonio MANZINI, "Sull'orlo del precipizio", Sellerio, 2015
pagine 49, € 8,00, formato ebook € 5,49


Un futuro neanche troppo futuro
Stavolta Antonio Manzini ha lasciato a riposo il commissario Rocco Schiavone, protagonista dei suoi polizieschi di successo, e ha improvvisato un racconto breve, che corre sul filo dell'attualità: una quarantina di pagine, ironiche e amarognole, che si leggono in un fiato. 
Ma è un fiato inquietante, perché disegnano un futuro verosimile, forse già presente: quando un grande gruppo editoriale, frutto di un accorpamento dei principali marchi presenti sul mercato, porta ad estremo compimento la politica di mercificazione del libro, con la conseguente assoluta subordinazione degli scrittori alla logica commerciale. E prendono il sopravvento volgari e ignoranti macchiette che considerano i libri al pari di saponette da vendere e sono guidate dal solo convincimento che bisogna dare al consumatore ciò che il consumatore vuole. 
E così Giorgio Volpe, lo scrittore famoso che ha appena terminato quello che potrebbe essere il suo capolavoro, osannato fino a ieri dalla casa editrice con cui ha sempre pubblicato, si trova di punto in bianco 'venduto' ad una nuova sigla. E ne esce sconvolto, come scrittore e come persona.

'Sull'orlo del precipizio' è il titolo del romanzo che Volpe ha appena consegnato all'editor con cui lavora da sempre, ma il titolo è ovviamente quanto mai azzeccato per richiamare il rischio che il mondo dei libri sta correndo se mercato e profitto diventano unici riferimenti e la libertà dei piccoli editori indipendenti viene annegata nel potere monopolistico di pochi grandi che decidono tutto.
Una satira grottesca per descrivere una utopia negativa: forse molto più concreta di quanto si creda possibile. 

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

«
«Ma chi cazzo siete?» esplose all’improvviso Giorgio. «Io non vi ho mai visto. Arrivate qui, in due, per un lavoro delicato come quello che faceva Fiorella. Questo...» e indicò Sergej «non parla neppure l’italiano! Come fa a correggere il mio manoscritto? E lei, Aldo, mi scusi, ma lei sembra uscito da un’agenzia immobiliare. Ma chi siete?». 
«Sergej è qui perché il suo libro esce in contemporanea in Italia e in Russia». 
«In Russia? E perché?». 
«Direttive Sigma». Poi Aldo prese un respiro. «Senta, io capisco che per lei la notizia può essere sconvolgente, ma non deve preoccuparsi. Io e Sergej siamo due professionisti. Lui ha corretto le bozze di Tolstoj!». 
«Le bozze di Tolstoj? Ma se è morto nel 1910! Cosa vi siete bevuti?». 
«Adesso la Sigma ripubblica tutti i successi del grande scrittore russo». 
«I successi?» disse sbalordito Giorgio. «E che è, una compilation?». 
«Sì. Vojna i mir esce settimana prossima. Ma senza inizio in francese... senza Waterloo, più corto. Solo 300 pagine». Sergej sorrise contento e fiero. 
«Vojna i mir... Guerra e pace?». 
«Solo pace. Guerra la tagliamo tutta». 
«Non si può angosciare il lettore. Guerra, odio, morte, malattie, romanzi distopici e senza futuro, basta! Pace, amore, ottimismo e fratellanza, ecco le nuove direttive Sigma!» esclamò Aldo. 
«E tanto tanto avventura» aggiunse Sergej tirando fuori una moleskine nera con il logo della Sigma stampato in oro sulla copertina. «Vede tu? Ora io dice...» e si mise a leggere. «Avventura sì. Malattie no. Divorzio no. Divorzio commedia sì. Matrimonio sì. Corna sì solo se poi pace. Corna e divorzio no. Sesso tanto. Con animali sì. Uomo e donna sì. Donna donna sì. Uomo uomo no. Capisce?». 
Giorgio cominciò a sorridere. Ormai s’era convinto che fosse tutto uno scherzo. 
«Guerra e pace si chiamerà solo Pace. Oblomov fa tante cose, fa industrie, diventa imprenditore e fa amore!» ammise felice Sergej. 
«Già. E poi toccherà ad Anna Karenina!» disse Aldo. «Ah sì? E come sarà? Magari non finisce sotto il treno...». 
«Lei grande intuito. Come fatto a saperlo?» disse Sergej stupefatto. «Fuga notizie?» e si accigliò. «Cazzo, è un incubo. Ora mi sveglio e questi due non ci sono più» si ripeteva a bassa voce lo scrittore genovese con le mani serrate davanti al viso. Ma quando le riaprì i due erano sempre lì, seduti al tavolo pronti a cominciare il lavoro. (Antonio Manzini, Sull'orlo del precipizio, Sellerio, 2015)

«Ma sì. Noi, la Sigma, vogliamo avvicinare i ragazzi alla letteratura e usare una lingua che gli faccia amare i libri. Vuole un esempio?». 
«La prego...». 
Aldo afferrò il palmare, lo schiaffeggiò un paio di volte, poi cominciò a leggere. «Senta l’inizio dei Promessi sposi... “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume...” che palle, no?». 
«Che palle?» urlò Giorgio. 
«Da oggi diventa: “Quel pezzo di lago in provincia di Como (città di 85 mila abitanti, situata in Lombardia dove nacquero Plinio il vecchio, Plinio il giovane e Alessandro Volta, l’inventore della pila), che davvero non si incula nessuno, sperduto in mezzo a montagne lunghe lunghe, pieno di insenature e golfi, si restringe all’improvviso e, toh, sembra quasi un fiume!”. Ecco, lo sente? La prosa diventa moderna, pochi fronzoli, informazioni utili come se il testo fosse su internet e cliccando Como rilasciasse dettagli. Vuole che le legga l’incontro fra i coatti e don Abbondio?». 
«I coatti?». 
«I Bravi, dai. “Questo matrimonio non s’ha da fare...” ma chi parla così? Ora invece senta che meraviglia: “Prova a fa’ ’sto matrimonio e ti rompiamo il culo, bello”. È un’altra cosa. È così che i giovani si avvicinano alla letteratura». 
«Alla letteratura?». (Antonio Manzini, Sull'orlo del precipizio, Sellerio, 2015)
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In Mixtura una mia recensione al libro 'Era di maggio', di Antonio Manzini, qui

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