venerdì 18 settembre 2015

#SENZA_TAGLI / Amore, narcisismo, potere (Umberto Galimberti)

[Risposta a un lettore] Mai «gettarsi perdutamente»: né in un burrone né nelle braccia di una ragazza, perché quando la ragazza se ne va ci porta via l'anima che, senza riserve, le abbiamo consegnato e noi restiamo "disanimati". La sua ex ragazza aveva tante relazioni e «per tenere in piedi il suo castello di carte mentiva spudoratamente a tutti». A lei non pare che questo sia stato e sia il comportamento abituale di molti uomini? Solo che quando si tratta di uomini questi comportamenti sono considerati indicatori di successo, mentre se si tratta di donne, questi comportamenti sono spudorati. Anche nel linguaggio dobbiamo farne ancora molta, di strada, per raggiungere la parità di genere.
Nell'amore lei vuole sentirsi qualcosa di unico e irripetibile. Come un bambino per la sua mamma? Non ha ancora imparato che l'amore per i figli è incondizionato, mentre quello che scegliamo, dopo aver lasciato la madre e il padre, è sempre condizionato dai vantaggi reciproci che da quella relazione si ottengono, fosse anche il vantaggio di sentirsi "unico e irripetibile"? Che mi pare, tutto sommato, una pretesa un po' eccessiva, carica anche di una buona dose di narcisismo, che, come lei sa, è l'esatto contrario dell'amore. In fondo lei voleva un rapporto unico e assoluto con una ragazza che invece amava i rapporti multipli e relativi alla gratificazione del momento. Due posizioni entrambe legittime, che però non potevano incontrarsi. Il risultato è che lei si è sentito tradito e questo tradimento ancora le brucia.
A questo punto le posso solo indicare i percorsi da evitare per spegnere l'incendio che le brucia l'anima. Questi percorsi sono: la "vendetta", che da soddisfazione al momento ma non emancipa la coscienza e la "svalutazione", che svilisce la persona amata un tempo idealizzata (e qui sbagliamo due volte: prima idealizziamo accecati dalla passione, poi ci adiriamo perché la persona non corrisponde alla nostra idealizzazione. In fondo abbiamo fatto tutto da soli, ma la colpa, ai nostri occhi, è sempre dell'altro, naturalmente). Oltre alla vendetta e alla svalutazione, possiamo correre il rischio del "cinismo" che, a partire da un'esperienza finita male, generalizza e conclude che l'amore è sempre una delusione, e chi crede nel grande amore è solo un ingenuo. Il cinismo può spingersi fino al "disprezzo di sé", e indurci a considerare come esperienze negative e spregevoli quelli che erano vissuti come momenti emotivi intensi e stupendi al tempo della passione.
Non facciamoci del male, quando amiamo "gettandoci perdutamente nelle braccia dell'altro", perché quando annulliamo nell'altro la nostra individualità, non siamo più neanche interessanti per l'altro. Non dimentichiamo, infine, che quando un amore ci lascia non soffriamo solo per quella perdita, ma forse e soprattutto per l'offesa narcisistica di chi non è stato in grado di legare e tenere incatenato un amore. In questo caso probabilmente d'amore non si trattava, ma di potere. Ed essere sconfitti sul piano del potere non fa soffrire di meno di quanto non faccia la malinconia di un abbandono. Ma queste avvertenze altro non sono che i moniti di un vecchio che la passione giovanile non è disposto, o perlomeno fatica, a capire. Mi perdoni.

*** Umberto GALIMBERTI, filosofo e psicoanalista, Amare perdutamente può far male, rubrica 'risponde Galimberti', 'D', 18 luglio 2015


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