giovedì 3 settembre 2015

#LIBRI PIACIUTI / Alla deriva, di Michael Katz Krefeld (recensione di M. Ferrario)

Michael KATZ KREFELD, Alla deriva, 2013, Einaudi, 2015
traduzione di Eva Kampmann
pagine 389, € 20.00, ebook € 9,99

E' lui che dà il titolo al libro della nuova serie 'noir' del danese Michael Katz Krefeld: è il detective Ravn che è 'alla deriva', sospeso dal servizio per ubriachezza dopo che la sua donna, Eva, di cui era innamoratissimo, è stata assassinata in casa da sconosciuti mentre lui era di turno; e anche per questo non riesce a darsene pace. Quasi sempre sbronzo, vaga per Copenhagen, senza sapere né volere reagire: ha lasciato l'appartamento subito dopo il delitto, incapace di vivere ancora tra quelle stanze, e dorme su una barca ormeggiata in porto, sempre più sporca e malridotta, con la quale sognava di fare lunghi viaggi con la sua Eva. 

Tutto questo finché l'amico barista non riesce a scuotere la sua abulia: la donna che gli pulisce il locale, un'immigrata lituana, non sa più nulla della figlia Masja, una bella ragazza fuggita alla ricerca di una vita migliore. Il timore che sia finita in qualche giro di prostituzione appare più che fondato e l'esperienza di poliziotto di Ravn e le sue conoscenze nel mondo dei bassifondi sono preziose per capire cosa è accaduto. 
Ravn si fa pregare a lungo, quasi fosse ormai affezionato alla sua vita di emarginato col bicchiere sempre in mano: prima recalcitra, poi si lascia convincere. 
Ed è così che inizia il viaggio nella parte scura della Scandinavia, in particolare nella Svezia di Stoccolma, tra criminali che trafficano nella tratta di prostitute e clienti psicopatici che godono torturando, anche capaci di uccidere, spellare e impagliare le vittime.

Chi ama il genere 'duro', tra il cupo e il violento, trova pagine che lo tengono in tensione: una trama compatta, un ventaglio di personaggi ben tracciati, azioni che si susseguono, diversi fotogrammi a colori forti, un'ambientazione curata, il solito finale che sorprende. 
In sostanza, la storia dà quel che promette e celebra, con scrupolo, il rito del 'noir'. 

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

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Dal tavolo d’angolo Masja guardava distrattamente Iza. Insieme a Lulu, una polacca strabica con due labbra grosse che sembravano i copertoni di un trattore, stava intrattenendo tre studenti di legge. I ragazzi indossavano costosi abiti griffati e pagavano con la carta platino e biglietti di grosso taglio. Figli di papà con la carta di credito di papà. Ricordarono a Masja la vita che aveva fatto in passato, quando il peggio che poteva capitare era di annoiarsi. I ragazzi, che parlavano in maniera affettata e scoppiavano in continuazione in risatine sciocche, stavano evidentemente facendo il «giro dei bassifondi». Erano usciti per vedere la feccia, per assaggiare la vita vera, per fare esperienze emozionanti, di cui vantarsi dopo con gli amici altrettanto privilegiati. E lei faceva parte di quell’esperienza. Della prova di iniziazione. Però non badavano a spese. Avevano già lasciato svariate migliaia di corone al bar, in birra a bassa gradazione e lap dance. Masja si era fatta i conti: lei e Lulu avrebbero potuto alzare cinquemila a testa senza difficoltà. Mentre rideva a comando delle volgarità dei ragazzi la sua unica paura era che arrivasse Iza e le soffiasse tutto quanto. Ma per il momento stava ancora ballando con il palo cercando di attirare l’attenzione dei tori intorno al palco. (Michael Katz KrefeldAlla deriva, 2013, Einaudi, 2015)
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