lunedì 1 marzo 2021

#SPILLI / La nomina dei Sottosegretari, tra delega e scarico (Massimo Ferrario)

Ho passato anni, come consulente di sviluppo organizzativo e formatore, a cercare di far capire nelle aule manageriali la differenza tra delega e scarico
La differenza è banale, ma la confusione può essere quanto mai comoda: per chi si trova a essere titolare di un ruolo manageriale. 

Con la delega si mantiene in capo a sé stessi la responsabilità di quanto delegato ad altri. 
Ovviamente, il delegato è chiamato a rispondere al delegante, ma il delegante 'continua a rispondere' (come peraltro esige la stessa etimologia), verso la struttura complessiva, di quanto fatto per suo conto dal delegato: nessuno e niente infatti gli può togliere il controllo
Come è scritto in ogni manuale, a caratteri più o meno cubitali, la responsabilità è indelegabile perché non è un libero atto gestionale affidato al titolare della posizione, ma un dato strutturale che attiene all'organizzazione stessa: frutto di quello specifico disegno organizzativo che ha attribuito determinate responsabilità alle posizioni e che i titolari delle stesse non hanno alcuna possibilità di modificare. 
Finché la struttura non viene cambiata con un apposito atto strutturale, l'organizzazione resta tale e non possono mutare i vincoli/possibilità, di natura organizzativa, assegnati alle persone che occupano i vari ruoli. 

Con lo scarico, invece, più o meno consapevolmente (spesso per dolo, ma talvolta per colpa), specie nel caso di risultati non conformi alle attese e dai quali è conveniente prendere le distanze, di fatto il delegante attribuisce la responsabilità al delegato, tirandosi fuori dal processo e venendo meno ai doveri prescritti dal ruolo assegnato. 

Accade spesso nelle organizzazioni. 

Ma mi pare che la stessa cosa sia accaduta con la nomina dei Sottosegretari del Governo Draghi. 
Il Presidente del Consiglio ha delegato a suoi collaboratori la negoziazione con i partiti delle nomine alla carica di Sottosegretario: un po' perché è in altri compiti pesantemente affaccendato, assillato dalle urgenze/emergenze rappresentate dai vaccini e del Recovery Plan, e un po' (molto di più, probabilmente) perché, per indole e profilo tecnico-professionale, tende a non farsi invischiare nei processi che, soprattutto nel momento attuale, rischiano una deriva 'politico-politicante' da manuale Cencelli. 

Non giudico qui la scelta del metodo: per il premier era ovviamente possibile tenersi fuori, delegando l'esecuzione e mantenendo il controllo del processo e dei risultati. 

Ma poiché nel merito mi sembra indubbio che il risultato non è stato dei migliori (per usare un eufemismo), ora non è possibile scaricare ai partiti (o magari ai collaboratori) la sconcezza di certe nomine. 
Recita la legge: "I sottosegretari di Stato sono nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il ministro che il sottosegretario è chiamato a coadiuvare, sentito il Consiglio dei ministri. Prima di assumere le funzioni prestano giuramento nelle mani del Presidente del Consiglio.". 

Quindi, se il governo dei Migliori non è tale, ma abbondano troppi Peggiori, la responsabilità si dovrebbe sapere di chi è. 

Lo dicono la logica organizzativa e l'art. 10 della Legge 23 agosto 1988, n. 400, che titola 'Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri'. 

E questo dovrebbe essere capito pure dagli opinionisti di ogni specie, tutti appassionatamente  confluiti nel grande fiume dilagante degli incensatori quotidiani, abituati a inchinarsi, con l'orgasmo incorporato, ad ogni sospiro del nuovo Governante-Messia: quelli che vedono in ogni passo dell’Esecutivo appena varato un incredibile e rivoluzionario salto di qualità verso luminose e progressive sorti, finalmente assicurate dalla tecnocrazia draghizzata che tutto salvifica. 

*** Massimo Ferrario, La nomina dei Sottosegretari, tra delega e scarico, per 'Mixtura'


In Mixtura ark #Spilli di MasFerrario qui

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