venerdì 19 marzo 2021

#SPILLI / Partiti, se seguissero l'etimologia (Massimo Ferrario)

Un 'partito', come dice l'etimologia, è 'di parte'. 
Se no, è un'aggregazione indistinta: non un partito. Magari è un insieme anche generoso di ‘anime belle’, che interpretano un desiderio sincero di ‘universalità’ e di ‘bene comune’. Ma un partito va oltre. È altro. È uno strumento teorico-operativo con finalità consapevoli e condivise dirette a soddisfare concreti bisogni e attese di gruppi particolari. 
I desideri generici che lo muovono non bastano per incidere sulla realtà. Se non sono affidati a teste e gambe che sanno scegliere e costruire progetti in base a valori chiari e opzioni precise, per difendere e affermare esigenze specifiche di soggetti cui il partito ha deciso di far esplicito riferimento, restano sogni e parole: anche senza l’eventuale intenzione dolosa di chi è sempre pronto a strumentalizzare, di fatto queste aspirazioni, se non vengono contenute e orientate verso gli scopi che sono la ragion d’essere del partito stesso, nel migliore dei casi spostano aria. Quando è peggio, producono ambiguità, confusione, illusione.

Se un partito è parte, deve scegliere la parte: chi vuole essere, chi vuole rappresentare, quali interessi vuole tutelare. Con chi è e da che parte ha deciso di stare. 
Se vuole essere tutto, fare gli interessi di tutti, non è niente. E finisce per essere solo potere. Allora è tentato di stare sempre al governo e disprezza il ruolo di opposizione: si nasconde dietro la parola 'responsabilità'  e non osa chiamare 'potere' l'unico obiettivo che si ritrova ad avere, pur condendo il tutto con la solita insopportabile retorica del servizio verso i cittadini (tutti) e il Paese (tutto). 

Intendiamoci. 'Potere' può essere un bellissimo fine: se è al servizio di idee, valori, principi, interessi, bisogni, appunto, di 'parti' della società. Ma se è un fine in sé, solo potere per coltivare e ottenere altro potere, ogni abiezione è possibile. E la Politica, se va bene, è irrimediabilmente ridotta alla 'p' minuscola. Altrimenti è peggio. È il 'politicame' che  conosciamo: non solo un'assonanza con liquame e letame.

Non è qualunquismo. Tutt'altro. 
E' voglia, nonostante tutto appassionata, di Politica. Di scelte radicali, di posizionamenti netti, di contenuti schierati. 
Non retorica unanimista, ma contenuti precisi: a favore di 'alcuni' e non di 'tutti'. 
Perché se non si ha il coraggio di perseguire gli obiettivi di 'alcuni' che si sono scelti come riferimento, si annegano gli 'alcuni' nei 'tutti'. E il risultato è la poltiglia. Quando non infanga ogni cosa, comunque rende tutto dello stesso colore: sporco e grigio.

Certo, la Politica è anche mediazione, compromesso, negoziazione. Ma le mediazioni si fanno a partire da volontà e finalità nette e chiare, che evidenzino problemi, bisogni, interessi specifici. 
Nella dialettica si cerca la sintesi. Se si parte dalla sintesi, perché si ha paura della dialettica sulle idee e sulle politiche conseguenti, sono scontate astrattezza, confusione, impossibilità di incidere. E i giochi di potere, nella confusione colposa o dolosa, prevalgono sempre, uccidendo la Politica.

Una volta c'erano le classi
Oggi sono una bestemmia: se non dici popolo, sei fuori. 
Ma non esiste 'il' popolo, esistono 'i popoli': con interessi e bisogni specifici. 
Anche, e soprattutto, conflittuali. 

Ogni partito si scelga il 'suo' popolo e combatta, con idee, programmi, politiche, per realizzare le attese del 'suo' popolo. 
Così dovrebbe essere: invece è la gara all'indistinto, al tutti-eguali, alla retorica della comunanza. Salvo poi recriminare sul fatto che manca l'identità: non si sa più chi si è, per chi e cosa si mettono in campo azioni e si realizzano obiettivi. Quasi che l'identità, nei partiti, debba nascere dall'alto, per magica infusione dello spirito santo o per trucchi di politicismo ideati da trafficanti di politica condannati al governismo.

L'unità deve essere il fine, non l'inizio. 
Si deve partire dalle differenze: altrimenti si fa di ogni erba un fascio. 

E quando entrano in campo i fasci, si dovrebbe sapere che la prospettiva è nera.

*** Massimo Ferrario, Partiti, se seguissero l'etimologia, per 'Mixtura'


In Mixtura ark #Spilli di M. Ferrario qui

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