La bambina ci passava ogni mattina andando a scuola.
"Vendo 5 cuccioli".
Il cartello, appena apparso in mezzo agli zainetti e ai libri per ragazzi, stonava: non era un negozio di animali, ma la cartoleria presso la quale di solito si fermava a comprare i quaderni e i pastelli colorati.
Incuriosita, entrò.
Il signor Adelmi era pronto a consegnarle i soliti fogli a righe per la quinta elementare.
«Allora, abbiamo il compito in classe oggi?»
La bambina sorrise.
«E' settimana prossima. Oggi volevo solo sapere dei cuccioli.»
«Dei cuccioli?».
Il cartolaio si era dimenticato del cartello.
«Sì, leggo che ne vende 5. Non sapevo che stesse cambiando mestiere. Oppure è la sua Akemi che ha deciso di fare i cuccioli?»
«Infatti. Proprio lei. E non li posso tenere. A parte uno, sono davvero speciali: chi li vede non può non innamorarsene. Vuoi che te li mostri?»
Laura annuì.
«Sono in anticipo sull'orario di entrata, posso spendere qualche minuto per accarezzarli».
Il signor Adelmi fece un fischio.
Dal retrobottega, Akemi arrivò subito, trotterellando: dietro di lei, 6 cagnolini.
Laura li contò.
«Ma ce n'è uno in più: lei ne vende cinque?»
«Uno lo regalo. Forse non ti sei accorta, ma uno zoppica. Il veterinario dice che ha un'anca difettosa: un difetto che purtroppo pare non si possa correggere».
La bambina aveva subito notato il sesto cucciolo: nella corsa era rimasto dietro gli altri, poi aveva cercato la mamma e aveva nascosto il musetto tra le tette, annusandole.
Il cartolaio aveva capito che Laura era interessata: forse, se fosse riuscita a convincere la mamma...
«Li vendo a poco: anche se Akemi ha il suo pedigree, non voglio guadagnarci più di tanto. Mi interessa solo che chi li acquista si prenda davvero cura di loro.»
La bambina pensò al suo salvadanaio: quello classico, in terracotta.
Tornata da scuola, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata di romperlo.
Chiese il prezzo.
Il cartolaio si mostrò incerto.
«Pensavo sui 200 euro l'uno, ma per i bambini che amano i cani posso fare uno sconto speciale».
La bambina ringraziò: le sembrava una cifra irraggiungibile, ma non sufficiente a farle mettere da parte il desiderio.
Anzi, ora, dopo che aveva visto i sei cagnolini, era quanto mai determinata.
Salutò:
«Adesso devo proprio andare, o farò tardi a scuola.»
Tornò nel pomeriggio.
«Non mi dire che sei qui per i cuccioli», scherzò il signor Adelmi.
«Sì. Ho preso una decisione».
Il cartolaio volle assicurarsi:
«Ne avrai parlato con la mamma, immagino.»
«Certo. Lei è d'accordo: però mi ha detto che dovrò occuparmene io. Figuriamoci: è proprio quello che volevo. E' che poi mi ha posto una condizione: devo usare i miei risparmi. Solo che...».
Il signor Adelmi si grattò il capo, come quando sentiva che sarebbe arrivato un problema.
Era sicuro: la bambina non poteva permettersi di spendere la cifra che lui richiedeva.
Aiutò la bambina a proseguire:
«Solo che?»
Laura si lasciò uscire la confessione tutto d'un fiato.
«Io adesso ho solo 48,50 euro. E' tutto quello che ho trovato nel mio porcellino in terracotta.»
Il cartolaio fece trascorrere qualche secondo di silenzio, finché la bambina riprese.
«Però, mi posso impegnare a pagarle altri 5 euro al mese. Per un anno, se lei è così generoso da farmi lo sconto. Sa, io posso contare soltanto sulla paghetta che mi dà il mio papà: non la spenderò per nient'altro. Ma sarò puntuale nei pagamenti: glielo prometto.»
Il signor Adelmi ci pensò su: quella bambina gli piaceva.
Era sicuro che avrebbe fatto di tutto per mantenere la promessa.
E poi, se ci sono padroni ideali, questi sono i bambini: sono gli adulti che abbandonano gli animali in autostrada.
«D'accordo, qua la mano. Dimmi quale dei cinque vuoi.»
Laura prima fece un gridolino di gioia e poi abbracciò il cartolaio.
«Scelgo il sesto».
Il Signor Adelmi credette di non aver capito.
«Il sesto?».
«Sì, il sesto».
«Ma il sesto è quello con il difetto all'anca. Quello mica lo vendo: chi lo vorrebbe? Zoppica, non può correre. Se proprio vuoi quello, be' per quello non mi devi dare nulla: te lo regalo.»
Laura non sorrideva più.
Trattenne un moto di stizza.
Insistette: con cortesia, ma in modo fermo.
«A me va bene lui. Non voglio nessun altro. E intendo pagarlo la cifra che le ho detto. Perché lui è come gli altri cinque. E vale quanto gli altri.»
Il cartolaio manifestava sempre più la sua sorpresa, scuotendo la testa.
Ripeté due volte:
«Non capisco, bambina mia. Davvero non capisco. Forse quel cucciolo non l'hai visto bene: non corre, trascina la zampetta, non è come gli altri.»
Laura allora gli prese la mano e con decisione lo costrinse a posarla sui suoi pantaloncini lunghi di jeans.
«Prema bene. Sente? Adesso saprà perché non mi ha mai visto con la gonna.»
La gamba di sinistra, sotto i jeans, era imprigionata in un'apparecchiatura di ferro.
Laura recuperò il sorriso.
«Riesco a camminare come gli altri, senza zoppicare. Ho un'andatura magari un po' rigida, ma regolare. Però non posso correre. Eppure sono, e mi sento, una bambina normale. Come quel cucciolo che non può correre. Forse, proprio per questo, avrà più bisogno di essere capito. E nessuno meglio di me lo potrà fare. Eccole 48,50 euro. E dal prossimo mese, ogni mese verrò a portarle i miei 5 euro».
*** Massimo Ferrario, Il sesto cucciolo, per Mixtura. - Riscrittura libera di un testo anonimo diffuso in rete.
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