Politica è anche dissenso. Argomentato.
Anche scontro duro. Senza sconti.
Ma sempre rispetto.
Dell’altro. Della relazione. Dei contenuti. Di sé stessi.
Il disprezzo personale è insulto di per sé.
E divide, distrugge: impedisce le mediazioni necessarie.
Quelle generative.
Perché rompe e annienta i processi che aiutano a evolvere: soffocando sul nascere la dialettica 'tesi-antitesi-sintesi'.
Devia sul patologico i conflitti sani, che sono benvenuti: quelli che impattano sui contenuti, sulle posizioni, sulle scelte. Titillando, invece, fino a mostruosamente pomparlo, l'Io narcisistico e malato di priapismo, che aborre il Noi.
Quel Noi, aperto e non egoisticamente corporativo, che sa e vuole costruire anche attraverso il sale del disaccordo: l’unico che produce vitalità e sviluppo.
Non è facile sottrarsi alla seduzione dell'aut-aut della guerra: che promette vittoria garantita soprattutto a chi divide il mondo in vincenti e perdenti e quindi, disprezzando gli sconfitti e credendosi imbattibile, si vede sempre e comunque vincente.
Ma la Guerra è dominata dal dio Thanatos: che, anche quando non uccide, desertifica e umilia.
Dopo il suo passaggio restano solo macerie. Macerie di ciò che prima erano idee, valori, opinioni. Esseri umani.
E' una banalità, questa. Dovremmo saperlo.
Ma lo sappiamo sempre dopo.
*** Massimo Ferrario, Sì anche allo scontro, no alla guerra, per Mixtura
In Mixtura ark #Spilli di M. Ferrario qui
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