Le sfide alla democrazia costituzionale provengono da due parti opposte: i pochi oligarchi, che già controllano molta parte del processo decisionale; e i generici molti, ai quali sembra non restare altra risorsa difensiva contro la loro disparità di potere se non usare la forza del numero, imporre la superiorità della maggioranza sulle altre parti della società e sullo stato. La mutazione oligarchica e la mutazione populista costituiscono minacce opposte e analoghe. In entrambi i casi, è il principio regolativo dell’apertura, della generalità e dell’imparzialità a essere messo in discussione. Se la politica delle regole del gioco è una «falsa imparzialità» che premia il dominio effettivo di coloro che sono socialmente potenti, la stessa legittimità della democrazia costituzionale perde di valore. Se i pochi continuano a prendere decisioni ad personam, perché dovremmo scandalizzarci se anche i molti vogliono fare altrettanto?
La battaglia tra i molti e i pochi rischia di metter capo all’esito dal quale Aristotele metteva in guardia i suoi contemporanei: l’emergere di un governo fazioso che impone sull’intera società la volontà arbitraria di chi ha più forza (siano questi i pochi o i molti). Paradossalmente, l’ambizione populista di trascendere le divisioni tra destra e sinistra è un indicatore di questo processo di fazionalismo.
*** Nadia URBINATI, 1955, politologa, docente della Columbia University, Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia, Il Mulino, 2020.
In Mixtura i contributi di Nadia Urbinati qui
In Mixtura ark #Mosquito qui
Nessun commento:
Posta un commento