domenica 15 marzo 2020

#FAVOLE & RACCONTI / La giovane moglie, il marito avaro e il maestro Whu Zhi (Massimo Ferrario)

La bella e giovane Mei, moglie di Gao Hu, non era riuscita ad abituarsi.
Le avevano detto: "Vedrai, col tempo lo accetterai. Il tuo uomo è fatto così: se gli vuoi bene davvero, devi guardare alle altre sue virtù. Che esistono e sono tante: è onesto, lavoratore, fedele. E poi ti ama: fatti bastare questo".

Ma dopo oltre un anno dal matrimonio lei era sempre più esasperata.
Voleva bene a Gao Hu, ma non sopportava la sua avarizia: sia in quanto tale che per il modo ossessivo con cui lui la coltivava.
Ogni volta che c'era da spendere qualche moneta, anche piccola, per le cose di casa, vuoi per completare il modesto arredamento o per sostituire qualche oggetto che si era casualmente rotto, erano discussioni infinite. E qualunque spesa (niente di superfluo, solo il minimo per abitare decentemente la casupola che lui aveva costruito proprio per loro due) era sempre eccessiva.
"Non è il momento, aspettiamo, ora non ce lo possiamo permettere...".

Eppure, Mei lo sapeva: il bauletto che Gao Hu custodiva gelosamente, chiuso a chiave in uno spazio segreto della soffitta, era pieno di monete. Quasi ogni sera, lui si assentava con una scusa e saliva a contare i soldi: sapeva benissimo quanti erano, ma godeva nel prenderli in mano e contarli e ricontarli. Andava avanti per una buona mezz'ora, senza smettere mai.

Se n'era accorta qualche sera fa, quando si era arrampicata sulla scaletta di legno fin lassù per cercare in una cassapanca la coperta matrimoniale per l'inverno che stava arrivando. Lui non l'aveva vista, ma lei aveva visto lui: aveva in mano un pugno di monete e se le stringeva golosamente, tutto assorto nel l'operazione di passarsele da una mano all'altra, compitando a voce bassa la somma del valore complessivo e con la faccia trasfigurata per l'emozione di avere la conferma che il gruzzolo prezioso era intatto e tutto lì e tutto suo.
Quella vista le aveva provocato disgusto: come si può essere ridotti così dal denaro?
No, non era l'uomo che lei aveva conosciuto e sposato.

Mei aveva saputo del suo arrivo da giorni: nel villaggio si passavano la voce del grande prossimo evento, sussurrandone la data come dovesse rimanere un segreto per pochi.
Quel pomeriggio era finalmente giunto il grande giorno.
Whu Zhi avrebbe tenuto un discorso nella piazzetta principale e poi, per chi avesse voluto un colloquio per sottoporre alla sua saggezza eventuali suoi problemi personali, era disponibile al tempio poco fuori il paese, sulla strada che conduceva al Piccolo Bosco.

Mei non attendeva altro.
Non perse una parola della lezione pubblica di Whu Zhi e anche stavolta, come era capitato in passato, era stata conquistata dalla sua sapienza. Nessun uomo, in quanto tale, poteva indicare con certezza la Via da seguire per essere in rapporto 'giusto' ed equilibrato con l'universo, ma se c'era qualcuno che poteva accendere un pizzico di luce sulle questioni cruciali del vivere e del convivere questi era proprio il maestro Whu Zhi.

Quando Mei entrò nel tempio, Whu Zhi era in piedi nell'angolo più buio dell'edificio: solo una lama di sole che bucava la finestra gli illuminava la barba bianca, mentre leggeva un testo sacro.

"Ti aspettavo, Mei, e ti do il mio benvenuto più affettuoso e accogliente."
La donna congiunse le mani e accennò un inchino, mentre il maestro continuò.
"Li Min, il mio discepolo con cui hai parlato per fissare questo appuntamento, mi ha detto che qualcosa di molto grave angustia il tuo cuore. Non c'è bisogno che ti ricordi, affinché tu possa attenderti da me quello che io posso darti, che non ho il dono magico né di chi guarisce ogni malattia né di chi risolve ogni problema. Mi conosci da anni: ti ho visto sempre presente e attenta alle mie lezioni nella piazza del villaggio. Lascio le illusioni di salvezza a chi crede ai fattucchieri: come sai, io mi accontenterei, più che di dare risposte, di aiutare chi vuole essere aiutato ponendogli qualche domanda che magari lo faccia riflettere."

Mei annuì, convinta.
Certo, conosceva la saggezza del maestro: e lei non si era mai affidata ai tanti stregoni che giravano per la vallata, abbindolando la gente con strane pozioni che, secondo loro, avrebbero garantito la felicità.
Raccontò il suo problema e Whu Zhi colse il suo accoramento: sincero e profondo. Si convinse che avrebbe fatto il possibile per aiutare la donna.
"Sento la tua sofferenza, Mei, e me ne faccio volentieri carico. Senza promettere nulla né a te né a tuo marito, ti chiedo di farmi parlare con lui. Naturalmente spetterà a lui, e solo a lui, decidere se vorrà accogliere il mio invito. Sarà libero di dire sì o no: così come sarà libero di continuare a comportarsi come vorrà anche dopo lo scambio che avremo avuto. Ti prego caldamente di dirglielo, questo: è importante, perché la sua decisione di incontrarmi o no sia libera e consapevole".

Mei si incamminò verso casa allo stesso tempo confortata, per l'aiuto che Whu Zhi le aveva promesso, e preoccupata, per la reazione possibile del marito.
Gao Hu era orgoglioso. Avrebbe accettato?
E poi, come avrebbe vissuto il fatto che lei fosse andata a parlare con il maestro dei loro problemi di relazione senza prima aver condiviso questa sua scelta?
Aveva sbagliato, lo ammetteva. Era stata impulsiva: se lui si fosse arrabbiato, avrebbe avuto ragione. Come aveva potuto non pensarci?

Quando giunse a casa, la donna trovò il marito entusiasta: sprizzava gioia e allegria. Gli avevano offerto un nuovo lavoro, molto importante e assai ben pagato. Aveva avuto la conferma che il suo mestiere di muratore godeva di una reputazione crescente: anche nei villaggi vicini si era diffusa la fama di artigiano competente, preciso e onesto: che consegnava il lavoro, sempre perfetto, nei tempi pattuiti.

Gao Hu, mentre abbracciava la moglie anche per esprimere la sua felicità in maniera fisica, le confidò la sua decisione: l'indomani sarebbe andato al tempio per incontrare Whu Zhi, prima della sua partenza per altri villaggi.
Mei non credeva fosse possibile: lui sentiva il bisogno di incontrare il maestro? E come mai, per cosa? Dal marito non aveva mai sentito parole di svalutazione, ma neppure di apprezzamento particolare, nei confronti di Whu Zhi: era successo qualcosa.
L'uomo spiegò:
"Tu non ti sei accorta, ma l'altro pomeriggio c'ero anch'io ad ascoltarlo: un po' nascosto dalla grande quercia che cresce imponente ai margini della piazza, ho seguito tutto il suo discorso e ti ho visto, assorta e coinvolta come mai. Immaginavo che anche stavolta non avresti rinunciato ad ascoltare la sua lezione: so che ammiri Whu Zhi. E fai bene ad ammirarlo perché ho avuto la prova che dice cose che toccano testa e cuore: e se le ignori, prima o poi, rischi che la vita ti faccia male. Sì, ho capito e sentito che ogni tanto è utile fermarsi, riflettere e cercare di mettere a posto ciò che non ti fa star bene. Non ho fissato un appuntamento con lui attraverso il suo allievo perché solo ora ho deciso di parlargli. Mi sono comportato come le mucche: loro ruminano e io, dall'altro pomeriggio, ho rimuginato alcuni pensieri che lui mi ha sollecitato. Ora sono pronto per dirgli ciò che mi arrovella. Piuttosto, credi che mi vorrà incontrare anche se mi presenterò all'improvviso?".
La moglie sorrise e gli stampò un bacio sulla guancia.
Lo prese in giro:
"Non guarirai mai: sempre programmato, meticoloso, diligente. Ma in questo conservati così: se cambiassi, non ritroverei più il 'mio' muratore, apprezzato da tutti per la qualità dei suoi lavori e la puntualità delle sue consegne...".
Poi aggiunse, facendo un po' la misteriosa:
"Sono sicura che ti riceverà. Tu spiegagli chi sei e vedrai che ti accoglierà con benevolenza.".

Gao Hu, rinfrancato da queste parole, non notò nulla di strano nella assoluta convinzione della moglie che Whu Zhi gli avrebbe dato udienza anche senza appuntamento.

Quando l'uomo giunse al tempio e si presentò al maestro, tutto avvenne velocemente.
Whu Zhi gli manifestò un sorriso ospitale, aperto, addirittura affettuoso: che gli saliva dal cuore e gli allargava la faccia.
Gao Hu, rassicurato, stava iniziando a spiegargli il motivo della sua venuta. Ma il maestro lo fermò.
"Mi dirai dopo, caro Gao Hu. Intanto consentimi di farti due domande."
L'uomo chinò il capo, pronto ad ascoltare con rispetto.

Whu Zhi chiuse la mano sinistra a pugno e gliela mise davanti, a pochi centimetri dal viso.
"Supponi che questa mia mano sia sempre così: chiusa a pugno. E che non possa presentarsi che in questo modo. Cosa diresti di una mano che non potesse mostrarsi in un'altra forma?"
L'uomo non ebbe dubbi.
"Direi che si tratta di una mano difettosa. Di una mano deforme: che avrebbe bisogno di un chirurgo che la operasse. Sempre che si potesse operare."
Whu Zhi chiuse la mano e presentò all'uomo la stessa mano sinistra in forma aperta.
"E se invece quest'altro fosse l'unico modo in cui la mia mano potesse mostrarsi: sempre aperta e con le dita ben distese che si allungano nello spazio?".
Gao Hu ancora una volta rispose subito.
"Direi che si tratta di una mano deforme. Diversa dalla precedente, chiusa sempre a pugno, ma ugualmente malata. Perché una mano sana, una mano che è una mano, si apre e si chiude".
Il maestro assentì più volte con il capo, guardando l'uomo fisso negli occhi.
Sillabò con lentezza.
"Hai detto giustamente. Una mano sana, una mano che è una mano, si apre e si chiude".
Lasciò trascorrere qualche secondo prima di riprendere.
"Fammi aggiungere, caro Gao Hu, per sottolineare ancora meglio quanto giustamente hai detto: una mano sana 'deve' potersi aprire e chiudere. Se non lo fa, è malata. E' deforme. Non è una mano".

L'uomo aveva abbassato gli occhi: pensoso.
A Whu Zhi pareva di ascoltare il rumorio sottile del cervello di Gao Hu.
Ma era evidente che era stato colpito anche il suo cuore.

Il maestro rispettò per almeno un minuto il silenzio dell'uomo.
Poi gli appoggiò dolcemente una mano sulla spalla.
"Ora è il momento delle tue domande: ti ascolto".

Gao Hu alzò lo sguardo e fissò il maestro: aveva il volto raggiante, come di chi avesse scoperto all'improvviso qualcosa di fondamentale.
Con le mani giunte, chinò il capo a lungo, in segno di reverenza.
Poi, quando riprese la posizione eretta, sospirò:
"Le tue domande sono state la risposta alle mie: non te le avevo poste, ma tu sei stato capace comunque di ascoltarle. Non potrò mai ringraziarti abbastanza. Hai risolto il mio problema. E hai salvato la relazione con la mia bella moglie Mei".

Whu Zhi frenò l'impulso di abbracciare Gao Hu, per trasmettergli tutta la sua contentezza e la sua amorevolezza. Ma si trattenne, per discrezione.
Sentì solo il bisogno di precisare: bonariamente e con sincerità, anche a costo di apparire un vecchio pedagogo retorico.
"Naturalmente le tue parole mi rendono felice, caro Gao Hu. Tuttavia ti prego di credere: nessuno risolve i problemi dell'altro. Io mi sono limitato, presentandoti le due mani in forma diversa, a offrirti uno stimolo. Sei tu che hai visto lo stimolo come tale. Potevi non 'vederlo'. O lasciarlo 'cadere'. Invece l'hai 'preso' e 'usato', riferendolo a te e alla tua situazione. Nessun salvagente salva se non viene percepito come uno strumento che può salvare e non viene indossato da chi ha bisogno di salvarsi. Tu l'hai fatto. E solo tu hai risolto il tuo problema".

Il maestro si interruppe per qualche secondo. Poi concluse:
"Ma forse ora è meglio che tu corra da tua moglie: da quanto mi hai fatto intuire, hai cumulato un po' di debito con lei e sarà il caso che lo saldi... Ti lascio con il mio augurio di 'buona vita': mani aperte per cogliere il bello e mani chiuse per rifiutare il brutto.".

*** Massimo Ferrario, La giovane moglie, il marito avaro e il maestro Whu Zhi, per Mixtura. Libera riscrittura ispirata al racconto di un testo zen famoso, riportato anche in Nyogen Senzaki e Paul Reps (a cura di), 101 Storie zen (33. La mano di Mokusen), 1957, Adephi, 1973.


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