quel piccolo decrescere che concedono i farmaci,
ecco vedi è già notte il lago è nero,
il monte si replica sull’acqua,
che facciamo ancora svegli io e il tuo bruciore?
Vieni sonno confondici, rendi la schiena duttile,
scorri, concedici una tregua, addormentaci piano
non importa quanto tempo ci metti,
le dita sul lenzuolo sono ghiaccio e la spalla una fiamma
una distesa di neve e in alto un focolare.
Spegnetevi dolori oppure quietamente
andate dentro il sogno diventate echi
almeno per un po’ in quello spazio pietoso.
Siate gentili durare tanto a lungo non è saggio.
*** Antonella ANEDDA, 1955, poetessa, Sois sage, da Historiae, Einaudi, 2018, anche in 'ipoetisonovivi.com', 16 marzo 2020, qui
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