Al di là della grave situazione attuale, c’è già chi pensa al ‘dopo’ e lo fa parlando di ripresa, di recupero del tempo perduto, di ritorno alla normalità. È – secondo noi di Sòno – un rischio maggiore del coronavirus, come mostrano la gran parte delle Persone con cui interagiamo.
Certo, c’è chi auspica la fine di questo momento di semi-reclusione collettiva, anzitutto per uscire dalla gabbia e tornare ad abbracciare gli amori, i famigliari (a partire dai nonni), le amiche e gli amici.
Epperò, il grosso teme – più o meno lucidamente – che riprendiamo a uccidere il Pianeta, a schiavizzare gli umani, a impiegare il tempo in attività insensate, a vivere soli nella moltitudine e in famiglia (per chi ce l’ha).
In questo periodo di preoccupata sospensione si sta diffondendo il sospetto che ‘prima’ vivessimo in un mondo drogato, basato sul furto del tempo e delle relazioni genuine, sullo spreco della creatività e dei talenti, su disuguaglianze che gridavano e gridano vendetta, sull’estremo sfruttamento delle risorse naturali e umane, sul persistente predominio del maschio predatore.
Non dobbiamo ricominciare affatto. Dobbiamo invece – è un’intuizione germinale ma rapida a espandersi – tornare indietro e riallacciare il filo della saggezza, per iniziare un nuovo percorso su vie molto, molto lontane da quelle battute sin qui.
*** Enrico FINZI, ricercatore sociale, fondatore e direttore di 'Sòno human tuning', Non ricominciare, 18 marzo 2020, qui
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