Forse sarebbe il caso di dirlo, però.
A tutti i grandi fan della distanza. A quelli che “Ora si vede chi è bravo a insegnare e chi no”. O quelli che “Su, dai, datevi da fare, imparate a usare gli strumenti, siamo nel terzo millennio!”
Che no, non si vede quello.
Ciò che si vede più di tutto sono le differenze.
Adesso vengono fuori. Tutte.
Fra chi ha i mezzi e chi no.
Fra chi ha i genitori presenti e chi no.
Fra chi ha dei libri in casa e chi no.
Tutti lì concentrati sugli schermi, le lezioni, le app, senza accorgersi dei tagliati fuori.
Che sono due o tre in una classe. O cinque. O anche uno solo. In ogni caso: sempre troppi.
Perché non so voi ma io mi sento male a vedere che rispondono tutti tranne quei due o tre lì. A immaginarmeli tutto il giorno davanti a uno schermo, senza nessuno che li pungoli, o senza i mezzi per esserci anche loro.
Per cui sì, tutto molto bello, anche divertente e stimolante, ma accetterò questa cosa che si può insegnare anche da lontano solo il giorno in cui tutti avranno le stesse possibilità di esserci.
Quando tutti all'appello potranno rispondere, anche da lontano: presente.
*** Enrico GALIANO, insegnante e scrittore, facebook, 21 marzo 2020, qui
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