La rabbia, tanto a livello individuale quanto a livello collettivo, può avere ovviamente molte buone ragioni, quali di sicuro lo sono ingiustizie, disuguaglianze, povertà, sentimento di esclusione, sfiducia nella politica e negli organi istituzionali. Una crisi aspra e lunga ha lasciato dietro di sé una scia di sofferenze sociali, precarietà, disoccupazione, riduzione dei redditi, che inevitabilmente hanno generato risentimento e rancore. Ed è ben comprensibile la protesta adirata di quanti hanno patito pesantemente e in prima persona le ricadute delle contraddizioni e dei costi del presunto progresso.
Nondimeno l’attuale straripante rabbia sociale è un fenomeno complesso e composito, che ha assunto l’aspetto di una nebulosa indistinta in continua, disordinata espansione, dove l’autentica indignazione e una genuina volontà di opposizione e cambiamento risultano pesantemente inquinate da polveri sottili di invidia, malanimo, micro e macro-conflittualità – compresa un’intollerante suscettibilità interpersonale – che rischiano di invalidare movimenti sani di revisione critica e opposizione alla degenerazione socioculturale in atto. A complemento, le rivalse odierne ben poco hanno da spartire con gli scontri politici e le lotte di classe di qualche decennio fa, che anche nell’aspra contrapposizione di concezioni unilaterali cementavano spirito di corpo e costrutti di intesa in seno allo stesso gruppo di militanza – assai distanti dalla privatizzazione dell’esistenza e dall’autoreferenzialità delle reazioni che caratterizzano la temperie corrente del “ciascuno per sé e tutti contro tutti” in cui sembriamo immersi.
*** Nicolette GOSIO, psichiatra e psicoterapeuta, Nemici miei. La pervasiva rabbia quotidiana, Einaudi, 2020
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