La tendenza è stata a lungo di annientare la “dimensione umana dell’essere” e di esaltare quella dell’avere, sancendo il principio che “chi non ha nulla non è nessuno”. Questo individualismo, alimentato da un modello economico fondato sul profitto, ha ostacolato l’esercizio di una solidarietà necessaria alla salvaguardia della comunità. Questa solidarietà è una costruzione sociale tra soggetti diversi che esprimono “bisogni comuni”, siano essi materiali o immateriali. E la solidarietà, inseparabile dalla giustizia sociale, va intesa nel contesto di una società necessariamente cosmopolita. Questo vuol dire tendere la mano all’escluso, al marginalizzato e al senza voce, indipendentemente dalla sua provenienza geografica e culturale.
Perché abbia un valore politico, questa solidarietà deve nascere, come ha scritto Albert Camus, dalla rivolta di chi dice no a una condizione inumana di schiavitù, tracciando con questo rifiuto una linea di rottura con il passato. Al di là di quella linea, dire di no si trasforma nell’affermazione positiva del diritto alla propria umanità e alla propria felicità. La solidarietà è quindi la lotta per la propria integrità, per essere parte di un tutto e non solo braccia per lavorare.
Questa felicità è la realizzazione dei bisogni, dei sogni e delle aspirazioni. Ma la ricerca della felicità non può consistere nel calpestare la vita e la felicità altrui. Per realizzarla serve un cammino collettivo, un cammino che, in una prospettiva globale, non può prescindere dal protagonismo dei giovani, che devono essere coinvolti nelle scelte presenti e future di ogni comunità. Il destino delle prossime generazioni va progettato e condiviso con loro, dando centralità alla cultura intesa come veicolo imprescindibile di trasmissione di un insieme di valori centrati sulla persona e di un paradigma economico radicato nell’umanità. Per loro abbiamo l’obbligo della speranza. Una speranza che non sia la promessa generica di un futuro illusorio ma la costruzione concreta di una prospettiva nuova, che sappia garantire la felicità a questa umanità in rivolta.
*** Aboubakar SOUMAHORO, 1980, attivista e sindacalista Usb italo-ivoriano, Umanità in rivolta. La nostra lotta per il lavoro e il diritto alla felicità, Feltrinelli, 2019
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