Siam sempre lì: dipende tutto da Salvini, e già questo fa capire come siam messi. Se lui mantiene la parola data, e dimostra davvero di non voler avallare il governo neutrale del presidente, si va a votare a luglio o al massimo tra settembre e ottobre. Se invece Salvini si fa nuovamente condizionare da Silvio Berlusconi – che, come Matteo Renzi, tutto vuole fuorché votare subito – allora per qualche mese un governicchio può tirare a campare.
Fino a dicembre, come “sogna” Sergio Mattarella (impeccabile e per certi versi toccante il suo discorso di oggi), per poi votare in primavera 2019. Questo, però, significherebbe per Salvini regalare l’opposizione, e quindi i consensi, ai rivali Cinque Stelle. Significherebbe cioè essere molto ricattato da Berlusconi (può essere), oppure essere molto idiota (no di sicuro). Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e lo scrivo dal cinque marzo, “cinicamente” hanno il match point per dare una mazzata senza precedenti a Renzi e Berlusconi.
Hanno quindi tutto l’interesse a rivotare subito. Non è detto che il Rosatellum riproporrebbe poi lo scenario attuale. Se anche i 5 Stelle salissero al 35 (dal 32.5) e la Lega al 25 (dal 17), a quel punto potrebbero fare quello che vogliono nel nuovo Parlamento, perché per la Lega diverrebbe molto più facile staccarsi da un B sempre più moribondo, che proprio per questo farà di tutto per aggrapparsi (con Renzi) al governicchio.
Non solo: la coalizione del centrodestra potrebbe pure raggiungere il 40% e governare in maniera autonoma, con un portentoso (?) Salvini I, puntellato da qualche transfuga raccattato alla bisogna. E’ un’ipotesi che reputo più probabile di un Salvimaio o addirittura di un M5S che supera il 40% da solo (no way). Salvini resisterà? Davvero non voterà la fiducia? Davvero deciderà di andare al voto a luglio o settembre? Che Di Maio non voti il governo neutrale di Mattarella è sicuro, che non lo voti Salvini è probabile ma non sicuro. Ed è qui che risiede l’unica variabile che ci separa dalla certezza del voto iper-anticipato: uno scenario orrido, e siam d’accordo, ma con questi numeri non c’erano altre strade.
Per avere un governo politico, doveva accadere una di queste tre cose:
1. Salvini che si staccava da Berlusconi;
2. il Pd che si emancipava da Renzi;
3. Salvini che inciuciava con Renzusconi.
La prima opzione era difficile, la seconda impossibile, la terza ha ancora qualche chance e sarebbe la tragedia delle tragedie.
Tra un voto nuovo e l’ennesimo inciucio putrido, il male minore – sempre di “male” parliamo – è rivotare subito. Quindi a luglio o massimo (e forse meglio) in autunno. Altre strade, purtroppo, con questi numeri e questi leader non ci sono. Era già chiaro il 4 marzo sera: basta con questa pantomima.
*** Andrea SCANZI, giornalista, saggista, scrittore, Governo, tutto dipende da Salvini, 'ilfattoquotidiano.it', 7 maggio 2018, qui
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