Mi sono letto un po' di cose di Savona sull'euro e l'Europa.
Alcune osservazioni storiche mi sembrano difficilmente controvertibili. Ad esempio, il fatto che i sostenitori italiani dell'euro, vent'anni fa, pensavano in ottima fede che la moneta unica sarebbe stata un passaggio verso una vera unione politica, ma così non è andata (anzi è andata alla rovescia) e bisogna prenderne atto (sempre prendere atto dei dati di realtà).
Ragionevoli anche le riflessioni critiche sulle modalità e i tempi della sua costruzione e del nostro ingresso, così come sulla complessità del "che fare" adesso: entrarne (così) ha prodotto risultati drammatici, uscirne rischia di essere (almeno sul breve, ma per quanto?) ancora più drammatico. Quindi - dice in sostanza - bisogna ragionarci in modo un po' sofisticato, con diversi piani a seconda del tipo di situazione, dell'atteggiamento degli interlocutori (Bruxelles, Berlino, Francoforte) e della lontananza rispetto alla "terra promessa" dell'unione politica
Sono tutte cose opinabili ma non estremiste - mi sembra più estremista l'intoccabilità assoluta di ogni trattato, la cristallizzazione del presente, la mistica delle cose così come stanno "altrimenti casca tutto". Anche perché è proprio l'eternare forzosamente il presente che sta facendo cascare tutto.
Forse nel dibattito c'è bisogno di meno ideologia e di più metodo sperimentale. Nel senso che si fa una cosa, la si prova, se ne testano empiricamente i risultati e si aggiusta, si cambia, si migliora se non sono arrivati i risultati che ci si aspettava in partenza .
Di questo credo non si debba aver paura, anzi mi fanno più paura l'irrigidimento e i tabù. E lo dico proprio da europeista, visto che gli irrigidimenti e i tabù stanno facendo deflagrare l'Europa, riducendoci a inutili staterelli litigiosi.
(il primo che mi dice che questo è un endorsement ai gialloverdi gli rigo la macchina; spero di non dover aggiungere a ogni post di merito che il securitarismo e la xenofobia del "contratto" mi fanno schifo, così come la flat tax, quindi se fossi un parlamentare NON voterei la fiducia a questo governo; grazie)
*** Alessandro GILIOLI, giornalista e saggista, facebook, 25 maggio 2018, qui
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