L’idea che il lavoro di squadra sia meglio del lavoro individuale mi riesce del tutto incomprensibile. È vero che oggi è richiesto l’apporto di moltissima gente per l’attività investigativa: specialisti delle impronte, analisti di laboratorio, informatici, medici, esperti balistici... ma dall’unione dei saperi non nasce necessariamente una squadra. Quello che passa per «squadra» finisce per essere un’accozzaglia di persone che sgomitano per mettersi in mostra e far prevalere la loro idea su quelle altrui. Peggio ancora se la squadra è formata da soggetti che provengono da forze di polizia diverse. Allora la situazione diventa incandescente. All’ansia di primeggiare, di dimostrare la propria superiorità, si unisce l’orgoglio di corpo e non c’è più niente che si salvi.
*** Alicia GIMÉNEZ-BARTLETT, 1951, scrittrice spagnola, Mio caro serial killer, Sellerio, 2018.
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