Evgeny MOROZOV, "Silicon Valley.
I signori del silicio"
Codice Edizioni, 2016
traduzione di Fabio Chiusi
pagine 115, ebook € 5,99
Testo di presentazione dell'Editore - Citazioni scelte da Mixtura
Da alcuni anni le aziende della Silicon Valley promettono prosperità, uguaglianza e una nuova società in cui tutto sarà condivisibile e accessibile, superando le vecchie logiche di mercato.
Ma le cose stanno davvero così? Siamo sicuri che Google, Amazon, Facebook, Twitter & Co. non siano piuttosto l’ultima incarnazione del capitalismo (ancora più subdolo, perché mascherato dietro la suadente retorica della rivoluzione digitale) e l’ennesima versione dell’accentramento di potere economico e politico nelle mani di pochi?
In tutto questo, sostiene Morozov, di democratico, rivoluzionario e “smart” c’è ben poco; c’è invece una merce svenduta sull’altare del profitto: i nostri dati personali, la nostra privacy e soprattutto la nostra libertà.
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Il punto non è che le promesse della Silicon Valley siano false o fuorvianti – spesso lo sono –, ma che quelle promesse possono essere comprese solo se inquadrate in un contesto più ampio: la scomparsa dello Stato sociale, la sua sostituzione con alternative più snelle, rapide e cibernetiche, e poi il ruolo che la libera circolazione dei dati è destinata a ricoprire in un regime commerciale di completa deregulation. Di solito non ci poniamo questi problemi quando parliamo di Facebook, Google o Twitter. E invece dovremmo: proprio come la Silicon Valley ha un futuro solo all’interno del capitalismo contemporaneo, il capitalismo contemporaneo ha un futuro solo all’interno della Silicon Valley. (Evgeny Morozov, "Silicon Valley. I signori del silicio", Codice Edizioni, 2016)
La favola dell’empowerment (“dare potere agli utenti”), uno dei mantra della Silicon Valley, è fatta di promesse di questo tipo. Se lo sfondo è uno Stato sociale al collasso, incapace di far fronte alle promesse fatte alle proprie stesse popolazioni, la Silicon Valley ci offre una nuova rete di protezione sociale: magari dovremo vendere la macchina e saremo sommersi dai debiti, ma avremo sempre accesso a Spotify e Google. La morte per fame è sempre possibile, ma non quella per fame di contenuti.
Prima che auto e case scompaiano, comunque, la Silicon Valley potrebbe aiutarci a renderle beni produttivi. Grazie a start up come JustPark – un’app alla moda che consente ai proprietari di un posto auto di affittarlo a guidatori disperati in cerca di parcheggio – è possibile colmare perfino i divari dovuti alle disuguaglianze economiche, anche se in piccola parte. I comuni cittadini dovrebbero esserne felici: non solo finirebbero per non pagare nulla per i servizi di base, ma potrebbero anche integrare il modesto reddito di sempre monetizzando capitale finora “inerte”. (Evgeny Morozov, "Silicon Valley. I signori del silicio", Codice Edizioni, 2016)
Gli ipotetici benefici per l’ambiente derivanti dall’economia della condivisione sono altrettanto risibili: se è vero che ci viene chiesto di condividere le nostre auto con i vicini – è più economico, è verde! – è altrettanto vero che i ricchi continuano a godersi i propri yacht, le limousine e i jet privati, il tutto mentre i veri inquinatori – compagnie petrolifere e altri giganti industriali – continuano a farla franca perfino per cose ben peggiori.
Nessuno nega che la sharing economy possa rendere le conseguenze dell’attuale crisi finanziaria più sopportabili, e magari lo sta già facendo; il fatto è che nell’affrontarne le conseguenze non fa nulla per rimuoverne le cause. È vero che grazie al progresso dell’information technology alcuni di noi possono finalmente cavarsela con meno, affidandosi principalmente a una distribuzione più efficiente delle risorse già esistenti. Ma non c’è niente da festeggiare: è come distribuire tappi per le orecchie contro i fastidiosi rumori stradali, invece di fare qualcosa per ridurli.
Sensori, smartphone, app: sono questi i tappi per le orecchie della nostra generazione. Il fatto che non riusciamo più ad accorgerci di quanto allontanino le nostre vite da qualunque cosa abbia anche solo un sentore di politica è già di per sé un segnale rivelatore: la sordità – all’ingiustizia e alle disuguaglianze, ma soprattutto a quanto sia disperata la nostra stessa condizione – è il prezzo da pagare per questa dose di benessere istantaneo. (Evgeny Morozov, "Silicon Valley. I signori del silicio", Codice Edizioni, 2016)
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