La manifestazione del 15 marzo programmata per l'Europa o è inutile o è pericolosa.
E' inutile se si limita a comunicare un'ambiguità: si declama l'Europa nella sua astratta idealità senza precisare quale Europa concreta si vuole.
E' pericolosa se comunica l'adesione a 'questa' Europa: con l'elmetto e con i missili, convinta di doversi difendere da una aggressione futura che si dà per certa e indiscussa predisponendo un riarmo di 800 miliardi (e la distruzione di welfare conseguente).
Noi abbiamo urgenza di un'Europa che, prima delle armi, da subito e, senza eccezioni, continuativamente per ogni domani, metta in campo, come è nel suo spirito originario, una diplomazia che faccia della negoziazione 'win-win' l'unica arma possibile.
Non è una linea 'buonista' cara alle 'anime belle'.
E' un'opzione concreta, realistica, pragmatica: basata non su un'ideologia 'pacifista', ma su un'analisi logica e fattuale della realtà. Della realtà presente e di quella, potenziale e probabile, prossima futura. Perché nell'attuale momento storico, il passaggio da missili a bombe nucleari più o meno 'tattiche' o addirittura 'strategiche', è un'ipotesi che non è nascosta dietro l'angolo: l'abbiamo di fronte. Ed è impossibile non vederla, vivida e a tutte maiuscole, se non si è ideologicamente ciechi, prigionieri del fascino suicida ben reso dal famoso grido biblico di "muoia Sansone con tutti i filistei".
La guerra inizia ben prima del lancio di missili. Comincia con due passi, percorsi in successione:
(1) quando costruiamo la controparte come 'il nemico', e
(2) quando ci convinciamo che 'il nemico' abbia già deciso di farci la guerra e non c'è altro modo che fargli la guerra per difenderci.
Con la manifestazione del 15 marzo, volenti o nolenti, consapevoli o inconsapevoli, stiamo creando le condizioni, oggi negate ma domani, se non cambiamo subito direzione, più fondate che mai, per arrivare alla guerra. Pur continuando a ripeterci che noi non vogliamo la guerra e che è il nemico che ci costringe a metterla in conto, rischiamo domani di ritenere la guerra l'unica scelta possibile.
Naturalmente, come sempre nella Storia, diremo poi che noi la guerra non l'abbiamo voluta, che l'abbiamo fatta per autodifesa e che la colpa è del nemico.
Sempre che la guerra non sia diventata nucleare e noi si sia ancora vivi per dire qualcosa.
*** Massimo FERRARIO, Manifestare per l'Europa?, 'Mixtura', 9 marzo 2025
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