No, non è terrorismo.
Il terrorismo ha una sua logica.
Perversa. Ma logica.
Uccide con un fine. E tra i fini c'è pure quello di terrorizzare.
Ormai invece è puro terrore.
Perché è follia. Dispersa. Diffusa. Selvaggiamente prorompente.
Perché è impazzimento generale. Potenzialmente alla portata di tutti.
In ogni luogo e momento, possiamo essere uccisi. Oppure diventare assassini.
È impazzimento quello che fa imbracciare un'arma per sparare alzo zero su chiunque solo perché 'senti di dover' sparare a chiunque. Mirando, con intenzione lucida e allucinata, a uomini resi birilli. Svuotando il caricatore su giovani e bambini in un centro commerciale. O zigzagando con un camion tra la folla per mettere sotto il maggior numero possibile di chi sta sulla tua strada: più ne abbatti, più scarichi fuori la tua pazzia contro il mondo.
E non importa se alla fine muori anche tu: tanto sei già morto dentro, depresso, frustrato, incazzato, quando hai impugnato l'arma e gli altri, i birilli-umani, chissenefrega, lo saranno dopo.
Diventeranno finalmente come te.
E comunque non è un tuo problema. Tu stai male: hai subito angherie, ingiustizie. E loro la pagheranno.
E non importa se alla fine muori anche tu: tanto sei già morto dentro, depresso, frustrato, incazzato, quando hai impugnato l'arma e gli altri, i birilli-umani, chissenefrega, lo saranno dopo.
Diventeranno finalmente come te.
E comunque non è un tuo problema. Tu stai male: hai subito angherie, ingiustizie. E loro la pagheranno.
La follia è incontenibile. Ma un tempo il folle in qualche modo, almeno nella maggioranza dei casi, riusciva, se non a contenerne le accensioni più violente, almeno a limitarne gli effetti.
Non era intenzionale, questo contenimento; se no il folle, ieri come oggi, non sarebbe folle. Forse agivano, pure nel buio della pazzia più profonda, i residui di un'educazione al sociale anche ipocritamente imposta con il mantra dei troppi e soffocanti doveri. Tuttavia, sta di fatto che, come obbedendo a una pulsione che fissava un limite, un contenitore c'era. L'onnipotenza non straripava. Magari la spinta aggressiva si indirizzava su qualcuno in particolare, in base a una motivazione assurda, ma specifica e soggettivamente logica: che riguardava 'quella' persona e non un'altra. E allora quella 'persona' non aveva scampo.
Ma la pazzia, un tempo, almeno qui in Italia e in Europa (e non negli Usa), non investiva dei suoi effetti omicidi chiunque: non era stragista.
Tendeva a implodere. Non esplodeva, con gusto e accanimento, regalando anche agli altri (tutti, indistintamente, e più sono sconosciuti e meglio è) la morte distruttiva che bruciava dentro e urlava di passare all'atto.
Oggi abbiamo introiettato il terrorismo.
Ci sentiamo autorizzati a uccidere e seminare terrore.
È atto allo stato puro. Nessun pensiero. Nessun ideale. Nessun fine.
C'è solo che noi stiamo male. E questo basta.
Ci siamo noi con la nostra follia e niente e nessuno contano più di noi.
Solo noi. Il nostro Io.
Io. Io. Io.
Io. Io. Io.
Gli altri crepino tutti.
Con noi. Come noi.
No, non è terrorismo.
E' impazzimento generale. Di una società.
Siamo noi che stiamo impazzendo.
*** Massimo Ferrario, Non è terrorismo, è impazzimento, per Mixtura
Ali Sonboly, tedesco iraniano, killer di Monaco, 22 luglio 2016
Questo tuo brano mi fa pensare, ancora una volta, a una canzone di Niccolò Fabi intitolata appunto "Io". Il tema è affrontato ovviamente con più leggerezza, ma ad ascoltare bene le parole non siamo molto lontani dal tuo concetto...Vero ed allarmante, anche se in musica.
RispondiEliminaGrazie, Valerio, della segnalazione.
RispondiEliminaSono andato a sentirmi il pezzo di Fabi in rete: molto bello. Domani lo metto in Mixtura, musica e testo.