venerdì 29 luglio 2016

#LINK / Usa, la famiglia di Filadelfia (Ida Dominijanni)

(...) Il fatto è che quando Obama finisce di parlare sommerso dalle ovazioni e lei, rompendo il copione, spunta dal backstage e lo raggiunge sul palco, nell’abbraccio fra il primo presidente afroamericano e la prima candidata donna si vede che qualcosa di profondo è cambiato davvero, nell’America degli ultimi anni, qualcosa che supera con la forza di un salto simbolico la messa in scena e la strategia comunicativa della convention democratica. La prima volta di una donna in viaggio verso la Casa Bianca è incorniciata infatti da una sceneggiatura che rappresenta il partito democratico americano come una famiglia unita malgrado i litigi, forte malgrado gli attacchi, serena malgrado le difficoltà, le paure e lo spettro di Trump che lucra sulle difficoltà e sulle paure. E però quella che va in onda non è la soap stucchevole di una famiglia tradizionale, è piuttosto una recita a soggetto che spariglia i giochi, rompe gli schemi, scompiglia i ruoli di una famiglia post-patriarcale.

Bisogna cogliere lo sguardo d’intesa fra Obama e Bill Clinton, quando Obama dice “spero che non ti dispiaccia, Bill, se dico che non c’è mai stato nessuno, né io né tu, più qualificato di Hillary per la presidenza”, per vedere materializzarsi quel passo a lato degli uomini dai ruoli di potere che l’altra metà del cielo aspetta da decenni, in America e ovunque. (...)

*** Ida DOMINIJANNI, giornalista, La famiglia di Filadelfia, 'internazionale.it', 28 luglio 2016

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