Ho passato tutta la notte con un punto e virgola. Ve li ricordate i punti e virgola? Sono uno dei segni più intelligenti (e quindi accantonati) della nostra punteggiatura. Non è un punto, uno sciocco punto presuntuoso, che sta a significare “questo concetto è chiuso, stop.” Tantomeno un punto a capo, che sta a dire: “Non solo l’argomento è chiuso, ma è proprio messo in soffitta!” No, il punto è virgola è una sospensione pausata, più incisiva della virgola e meno sfacciata del punto. Sta a significare: l’argomento di cui stiamo trattando continua ma su un altro binario; diciamo che, nella traiettoria del discorso, il punto e virgola innesta un’altra marcia. Adesso mi direte: sì, ma a noi?
Non siate cinici. Avete mai visto un punto e virgola che piange? Un punto e virgola in corpo 14 carattere Times New Roman che si dispera perché non lo usano più? Be’ io l’ho visto stanotte e non è stato un belvedere. Ridevano le virgole, ridevano gli usatissimi punti, sghignazzavano perfino gli orribili puntini retorici e le pause sbagliate che prendono tutti gli speaker del telegiornale che hanno quel modo assurdo di parlare, quel grido cantilenante e a singhiozzo; ma lui no, il punto e virgola piangeva, con dignità. «Mi insegnano un po’ alle elementari» ha detto, poi basta. «Dai futuristi in poi, che abolirono la punteggiatura, è stato un lento e continuo dimenticarmi. Quando dovrebbero mettere me» ha continuato Punto e virgola, «piazzano una virgola, i più somari due virgole, i più banali un puntazzo.»
Non sapevo come consolarlo, in compenso abbiamo fatto amicizia, Punto e virgola e io, e come stessi a braccetto con mio nonno ci siamo messi a ballare un vecchio pezzo di Louis Armstrong, Hello Dolly, quello con piccole pause dei fiati, i punti e virgola della tromba di Satchmo. (5 dicembre 2008)
** Diego CUGIA, 1953, giornalista, scrittore, regista, autore televisivo, Agonia di un punto e virgola, in Un'anima a 7 euro e 99. Diario 2008-2016, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2016
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