Sono pieni di vite, mi ha detto. Proprio così, pieni di vite. È curioso quanta differenza una lettera possa fare in una frase. “Sono pieni di vita” è un’espressione comune, ma quando mi sono sentito dire “sono pieni di vite” non ho capito.
Sono assolutamente ignorante in materia di videogame e vorrei continuare a esserlo anche nell’epoca di Pokémon Go, ma quella frase ha catturato la mia attenzione, e ho chiesto spiegazioni. Lui mi ha risposto con ricchezza di dettagli e una convinzione totale: in questo gioco i maghi hanno molte vite, il gigante ha tutte quelle che vuole e le arciere, per quanto belle, ne hanno pochissime.
Sì, ma quante?
Non lo so, due o tre.
Esistono persone abituate all’idea che si possa avere più di una vita. Per M., cinque anni, i supereroi dei giochi possono perdere una vita e passare alla prossima. Per alcuni credenti esiste un’altra vita dopo quella terrena e si può anche decidere di farsi saltare in aria per raggiungere quell’esistenza, che sarà migliore.
Lo dicono tutti gli addetti alla sicurezza del mondo: è difficile fermare qualcuno che non ha paura di morire. (...)
*** Martín CAPARRÓS, giornalista e scrittore, In questo mondo spaventoso tutto è un’arma, 'internazionale.it', 25 luglio 2016
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