Non conta.
Sono soltanto scivolato nella stanza accanto.
Non è successo niente.
Tutto rimane esattamente come era.
Io sono io e tu sei tu,
e la vecchia vita che abbiamo vissuto così affettuosamente insieme
è intatta, invariata.
Qualunque cosa noi siamo stati uno per l’altro,
lo siamo ancora.
Chiamami con il vecchio nome familiare.
Parlami nel modo semplice che hai sempre usato.
Non mettere alcuna differenza nel tuo tono.
Non indossare un’aria forzata di solennità o di tristezza.
Ridi come abbiamo sempre riso
dei piccoli scherzi con cui ci siamo sempre divertiti.
Gioca, sorridi, pensami, prega per me.
Fa’ che il mio nome sia sempre la parola familiare che è sempre stata.
Lasciamo che le parole escano senza sforzo,
senza il fantasma di un’ombra.
La vita significa tutto quello che ha sempre significato.
E’ la stessa che è sempre stata.
C’è un’assoluta continuità ininterrotta.
Che cos’è la morte se non un incidente trascurabile?
Dovrei essere fuori dalla mente
solo perché sono fuori dalla vista?
Ti sto aspettando per un intervallo,
molto vicino, da qualche parte,
proprio dietro l’angolo
Va tutto bene.
Nulla è male, niente è perduto
Un breve momento e tutto sarà come prima
Come rideremo del dolore della separazione quando ci incontreremo di nuovo!
*** Henry Scott HOLLAND, 1847-1918, canonico inglese, regius professor of divinity dell’università di Oxford, La morte non è proprio nulla, traduzione di Massimo Ferrario, in ‘en.wikipedia.org’, qui
Ache in 'losguardopoIetico', n. 236, 9 dicembre 2013.
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