Se gli italiani si accontenteranno della criminalizzazione dei capostazione, già sbattuti in prima pagina dai giornali di regime, vuol dire che sono pronti alla totale americanizzazione del paese (e questo proprio mentre gli stessi Stati Uniti stanno faticosamente provando a uscirne), ossia a un sistema in cui le responsabilità, così come i successi, sono sempre e solo individuali, una lotteria in cui chi ha fortuna e vince se lo meritava anche moralmente, e chi non ce l'ha e commette un errore è un mostro, a prescindere dalle condizioni in cui era costretto a operare e dei limiti della sua capacità di concentrazione.
È la deregulation, realizzata dai liberisti anglosassoni negli anni ottanta e novanta e auspicata, benché quasi fuori tempo massimo, dai liberisti europei, ansiosi dei facili guadagni che consente ai furbi e ai potenti.
Non serve, la deregulation, a prevenire le tragedie, come non serve ad accrescere il benessere collettivo (la diseguaglianza è aumentata esponenzialmente); serve a farle sembrare dei fenomeni ordinari, imputabili a specifiche persone, deboli, disoneste, inadatte; e così a eliminare la solidarietà e la corresponsabilità sociale per permettere l'affermazione di una minoranza di egomaniaci disposti a tutto. Le tragedie si evitano con i controlli e i doppi controlli, con le regole e il rispetto delle regole, con investimenti sulle infrastrutture, con la lotta contro la corruzione, contro gli abusi, contro l'incompetenza dei dirigenti e soprattutto del governo, contro la disinformazione dei suoi media, contro l'abbandono della democrazia a vantaggio del mito della governabilità, contro il culto dell'immagine a scapito della sostanza.
*** Francesco ERSPAMER, docente di studi italiani e romanzi ad Harvard, saggista,'facebook', 14 luglio 2016
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