quell’immagine di tenerezza di madre
per un bambino che doveva dimenticare
L’aria era pesante di odori
di diarrea di bambini non lavati
con costole slavate e sederi prosciugati
in lotta con passi affaticati dietro vuoti ventri rigonfi.
Molte lì hanno da tempo cessato
di preoccuparsi, ma non quella madre,
che manteneva tra i denti un sorriso spettrale,
e negli occhi il fantasma dell’orgoglio materno
mentre gli pettinava i capelli rugginosi
rimasti sul cranio, e poi,
solo negli occhi cantando, iniziò
a ripartirli adagio... In un’altra vita
questo sarebbe stato un piccolo atto quotidiano
privo di importanza tra colazione e scuola:
ora lei lo faceva come ponendo fiori
sulla minuscola tomba di un bambino.
*** Chinua ACHEBE (Albert Chinualumogu Achebe), 1930–2013, scrittore, saggista, critico letterario e poeta nigeriano, Madre rifugiata con bambino, da Christmas in Biafra and other poems, 1971, in ‘Sagarana’, n. 51, aprile 2013, qui
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