Ma davvero c’è qualcuno che crede di combattere l’astensionismo concedendo qualche ora in più per andare alle urne? Davvero c’è chi crede che il motivo che spinge tanti, troppi, elettori a disertare il voto sia legato al bel tempo, al mare, all’aria di vacanze o di gite fuori porta? A leggere certi commenti sulla proposta del governo di cancellare la norma voluta da Enrico Letta, che prevedeva il voto in un unico giorno come accade in tutti i Paesi europei e in gran parte dei Paesi del mondo, cadono le braccia. (...)
No, non ci sto a essere raggirato con le solite capriole. La politica la salvi se gli restituisci il suo valore, se eviti che diventi comando dall’alto, se impedisci che il signor elettore sia solo le tre dita che afferrano la matita per fare una croce sulla scheda a ogni scadenza elettorale e poi chi s’è visto s’è visto, se pensi che la comunità (di un partito, di un sindacato, di uno Stato) sia più importante del tuo destino personale e magari ci perdi anche tempo a curarla quella comunità, a renderla viva e responsabile, a dargli il potere che è il senso più profondo della politica. Più di trent’anni dopo credo siano ancora drammaticamente attuali queste parole di Enrico Berlinguer: “Certo si può immaginare un mondo nel quale la politica si riduca solo al voto e ai sondaggi, ma questo sarebbe inaccettabile perché significherebbe stravolgere l’essenza della vita democratica”. C’è poco da aggiungere. Tutto il resto, scusate la franchezza, è noia.
*** Pietro SPATARO, giornalista, Astensionismo, non prendiamoci in giro, blog 'giubberosse', 16 maggio 2016.
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