intima, protetta, chiusa dentro di noi
come in una sacra colletta personale,
inaccessibile, o solo accessibile
a chi davvero ci ama? Vedo,
al contrario, una smania febbrile
di misero palcoscenico, di sedi
improprie, dove il soggetto espone,
come per un riscatto, al mondo,
turbamenti e coma, velleità,
spasmi di vita grama e frattaglie
di insoddisfatta quotidianità banale.
E' così che il privato si fa pubblico,
si fa sociale e dunque squallida
fìction, reality, porno. Torniamo
allora pacifici e anonimi
a un intimo inviolato e severo,
custode autentico di ogni nostro
segreto desiderio, di ogni nostro
inquieto sentimento o pensiero.
*** Maurizio CUCCHI, 1945, poeta, critico letterario, traduttore, pubblicista, Vuoto, 'Origami', n. 19, 10 marzo 2016, numero intitolato Per favore non aprite la mia scatola nera
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