Dimenticare, ricordare.
Etimo, radice: mente, cuore. Se dimentichi allontani dalla mente. Se ricordi riporti al cuore. (Natalia Revuelta, la donna che ha amato Fidel Castro prima che diventasse Fidel, quando aveva vent’anni, nell’unica intervista mai concessa: “Ho impiegato tutta la vita per trasferirlo dal cuore alla mente”. Un tragitto così breve e così tanto tempo. Poi, dalla mente, si dimentica. Non dal cuore.)
Esistono anche scordare, rammentare. L’opposto: allontanare dal cuore, riportare alla mente. Indice di frequenza molto basso nell’uso comune. Regionale o letterario. Uno a mille. Vincono, nell’uso della lingua parlata, ri-cor-dare e di-men-ticare. (Recordare, dalla “Messa di requiem” di Mozart, cantava nonna Klara.)
Sinonimi. Dimenticare, obliare. Oublier. Olvidar. Dal latino oblivium. Ob-liv. Verso l’oscurità. Diventare oscuro. Anche: scolorire. (Oblivion, Astor Piazzolla: musica – tuttavia – inolvidable, indimenticabile.) Dalla luce al buio, ci vuole più coraggio a dimenticare. Entrare in ombra.
*** Concita DE GREGORIO, 1963, giornalista, scrittrice, Mi sa che fuori è primavera, Feltrinelli, 2015
In Mixtura i contributi di Concita De Gregorio qui
(compresa la mia recensione al libro Mi sa che fuori è primavera, Feltrinelli, 2015)
(compresa la mia recensione al libro Mi sa che fuori è primavera, Feltrinelli, 2015)
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