voglio che ti stanchi con me.
Come non esser stanco
di certa cenere che cade
sulle città in autunno,
qualcosa che più non vuol ardere,
che s’accumula sui vestiti
e a poco a poco
va cadendo
scolorando i cuori.
Sono stanco del duro mare
e della terra misteriosa.
Sono stanco delle galline:
mai abbiamo saputo cosa pensano,
e ci guardano con occhi asciutti
senza concederci importanza.
Ti invito perché finalmente
ci stanchiamo di tante cose,
dei cattivi aperitivi
e della buona educazione.
Stanchiamoci di non andare in Francia,
stanchiamoci perlomeno
d’uno o due giorni la settimana
che sempre si chiamano a un modo
come i piatti sulla tavola
e che ci destano, perché?
e che ci coricano senza gloria.
Diciamo infine la verità
che mai siamo stati d’accordo
con questi giorni paragonabili
alle mosche e ai cammelli.
Ho visto alcuni monumenti
innalzati ai titani,
agli asini dell’energia.
Li tengono lì immobili
con le loro spade in mano
sopra quei tristi cavalli.
Sono stanco delle statue.
Non ne posso più di tanta pietra.
Se continuiamo a riempire così
con gli immobili il mondo,
come potranno vivere i vivi?
Sono stanco del ricordo.
Voglio che l’uomo quando nasce
respiri i fiori nudi,
la terra fresca,il fuoco puro,
non ciò che tutti respirano.
Lasciate tranquilli quelli che nascono!
Fate posto perché vivano!
Non gli fate trovare tutto pensato,
non gli leggete lo stesso libro,
lasciate che scoprano l’aurora
e che diano un nome ai loro baci.
Voglio che ti stanchi con me
di tutto ciò che è ben fatto.
Di tutto ciò che ci invecchia.
Di ciò che han preparato
per affaticare gli altri.
Stanchiamoci di ciò che uccide
e di ciò che non vuol morire.
*** Pablo NERUDA, 1904-1973, poeta, diplomatico, politico cileno, Certa stanchezza, da Estravagario, Losada, Buenos Aires, 1958 - Testo pubblicato in 'Bergamo sera', 28 febbraio 2011 (qui) e confrontato con il testo in lingua originale (riportato qui).
https://it.wikipedia.org/wiki/Pablo_Neruda
è eccezionale la forza di questo testo poetico, e ti sono grato di averlo proposto. Lo trovo estremamente coinvolgente e stimolante per liberare il pensiero dalla routine e guardare oltre le convenzioni. Sarà sicuramente una poesia che porterò con me e chissà se mi darà l'energia per tracciare una scia.
RispondiEliminaUn caro saluto
Concordo, Francesco: sono versi potenti.
RispondiEliminaE' una poesia che non conoscevo e che ho scoperto grazie ad un estratto pubblicato in rete: riguarda la strofa (bellissima) dedicata ai bambini, ai quali dovremmo 'lasciar posto perché vivano', senza che trovino già 'tutto pensato' da noi.
Mi sono incuriosito, intuendo che rimandasse a un testo più ampio e ho cercato in internet: e così ho trovato i due siti, citati, che mi sono serviti per la riproduzione.
Come sai, ho la 'mania' di rintracciare e citare le fonti originali e di riprodurre i testi poetici con fedeltà anche formale: gli a-capo, gli spazi, le strofe.
Credo (spero) di esserci riuscito, anche guardando alla versione in lingua originale: che francamente mi è parsa un po' 'pasticciata' nella trasposizione in italiano realizzata dal sito cui mi sono riferito.