dove galleggiano
legni marci uniti ad angoli strani
da chiodi rugginosi
e dove si rovesciano i rifiuti
d’un astioso rigagnolo di fabbrica;
l’acqua dove la schiuma
gorgoglia in cerchi grigi
o si allunga fra lisce cicatrici
di luridi colori senza nome;
dove la nafta opprime la salsedine;
dove non penetra ondata
che sappia poi tornare al largo;
dove nulla scompare e nulla viene redento -
quest’acqua, a un tratto, ti trovi nell’anima
quando il male t’afferra
e per il tuo contagio sembra impura
anche la fiamma del sole
*** Margherita GUIDACCI, 1921-1992, poetessa e traduttrice, Un avanzo di civiltà industriale, da Le poesie, Le Lettere, 1999, a cura di M. Del Serra, anche in ‘poesia corriere', 15 dicembre 2007, qui
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