[C’era una volta uno] scrivere per qualcosa che urge, non per far piacere agli editori. [Poi] sono spuntati i controllori manageriali della letteratura, gli esperti che riscrivono i libri per renderli più vendibili (...), i repertori di frasi pubblicitarie per parlarne, il culto delle graduatorie dei romanzi più venduti. (...)
I romanzi di successo che i nostri editori smerciano sono l’equivalente dei non-luoghi vacanzieri, luoghi senza memoria, luoghi di sradicamento e disaffezione.
*** Gianni CELATI, 1937, scrittore, traduttore e critico letterario, Conversazioni nel vento volatore, Quodlibet, 2011, citato da Andrea Cortellessa, Celati processa i manager dell’editoria che fanno i furbi, ‘tuttolibri’, 16 luglio 2011
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