Nella migliore tradizione socialista e comunista il rapporto tra rappresentante politico nelle istituzioni e denaro (pubblico e del partito) era qualcosa di molto serio che non riguardava tanto la sfera della legalità - cosa la legge ti consente di fare e cosa no - quanto piuttosto quello dell’etica, in primis l’etica personale.
Ricordo ad esempio che nei partiti della nuova sinistra gli eletti (pochi) in Parlamento tenevano per sé lo stipendio di un operaio di sesto livello. Demagogia? Populismo? Anti-politica? Moralismo? Il ragionamento all’epoca era questo: se fai gli interessi della classe operaia allora devi vivere le condizioni della classe operaia, e se grazie alla lotta dentro e fuori le istituzioni migliori la vita della classe operaia allora migliorerai anche la tua. Forse tutto un po’ ingenuo, ma non certo tacciabile di istinti anti-politici. Era semmai il contrario.
Credo sia stato un errore enorme per la sinistra abbandonare completamente questo argomento. Il risultato è un riflesso condizionato per cui da anni di fronte ai numerosi casi riguardanti il tema, assai sensibile a livello di opinione pubblica, le reazioni sono tre:
1. Si grida all’attentato dei media manovrati dai poteri forti alla rappresentanza e alla democrazia, evocando complotti mai ben chiariti.
2. In preda ad un delirio fintamente garantista ci si stupisce: «Ma se la legge lo permette, il problema è la legge».
3. Si oppone il “ben altro”, cioè si ricordano le ruberie di altri attori della vita pubblica.
Sul primo punto: si confondono le cause con gli effetti.
Sul secondo: soprattutto se si è di sinistra, l’etica (ad esempio considerare immorale richiedere un bonus del quale non si ha bisogno, togliendo quindi risorse a chi invece ne avrebbe davvero) ha un valore superiore ad una qualsiasi considerazione giuridica.
Sul terzo: le indecenze di imprenditori e manager in teoria sono già il tema forte, sul quale insistere 364 giorni l’anno; un giorno l’anno invece ci si può e anzi ci si deve incazzare contro chi disonora le cariche elettive, fosse anche per una questione di mille euro. Una rabbia non toglie l’altra.
*** Matteo PUCCIARELLI, giornalista, facebook, 9 agosto 2020, qui
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