Solita scena, tante volte oggetto di racconti umoristici.
Lui e lei a letto a casa di lei.
Un rapporto appassionato.
Poi, chiavi nella toppa, un sobbalzo, il cuore che batte a mille e il classico "Cielo, mio marito".
"Ma non era a Parigi?"
"E che ne so, maledizione. E' tornato. E' lui, è lui. Oddio, odddio. Se ci becca finisci male tu e finisco male io. Lo conosci. E' un energumeno. Scappa dalla finestra. Subito."
"Ma sta piovendo. E sono nudo."
"Chissenefrega: ti sembra il momento di preoccuparsi di questo? Prendi scarpe e vestiti e vattene."
Il marito è in corridoio: sta sistemando i bagagli e togliendosi il giubbotto in anticamera.
Ha la voce dolce e suadente.
"Ciao amore, sono qui: mi è andato a monte un appuntamento programmato per oggi. Sono partito ieri sera. Ho guidato tutta la notte. Sarai contenta: sono a casa."
Lei cerca di rispondere con un filo di voce.
"Certo, caro, che bello: sono felice."
L'amante si precipita fuori dal letto, fa un fagotto di mutande, calze, pantaloni, camicia.
Poi afferra le scarpe, apre la finestra, si butta: per fortuna lei abita a pian terreno.
Appena tocca terra, si mette a correre.
C'è una pallida alba.
Diluvia: scherzi della primavera.
Un gruppo di tre amici, in maglietta e scarpette tutte firmate e all'ultima moda, sta facendo jogging incurante della pioggia.
L'uomo li raggiunge.
Si affianca: sempre con il fagotto dei suoi vestiti e le scarpe nelle due mani.
Spera di mimetizzarsi, correndo come loro e al loro fianco.
"Sono Mario. Posso aggiungermi a voi?"
"Sono Mario. Posso aggiungermi a voi?"
I tre lo guardano mentre non perdono il ritmo.
"Be', la strada è di tutti. Prego: noi siamo Giovanni, Marco e Fabio."
Trascorre qualche secondo: si sentono solo i loro fiati e il battito delle scarpette sull'asfalto.
"Be', la strada è di tutti. Prego: noi siamo Giovanni, Marco e Fabio."
Trascorre qualche secondo: si sentono solo i loro fiati e il battito delle scarpette sull'asfalto.
Poi, Giovanni non trattiene la meraviglia.
"Ma tu, Mario, sei nudo..."
"Sì, come vedi... Completamene nudo."
Un attimo di silenzio.
"E corri sempre nudo?"
"Sempre."
"Sempre?"
"E' un'abitudine che ho preso da almeno un anno. Naturalmente scelgo posti un po' abbandonati, in periferia, come appunto questa zona. E poi è importante l'ora: che non ci sia gente."
"E come mai questa abitudine?"
"E' piacevole. Si sente l'aria sulla pelle. E poi si disperde il calore corporeo e questo migliora le prestazioni. Consiglierei anche a voi di provare".
Marco ha ascoltato: sorride, ha capito, vuole mostrare complicità.
Il gruppetto dei quattro continua a correre.
In silenzio.
Finché Marco non riesce a stare zitto.
"Scusa, Mario, ma tu, quando corri, ti porti sempre in mano i vestiti e le scarpe?"
L'uomo, senza apparire sorpreso della domanda e sempre un po' ansimando per la corsa che procede a buon ritmo, ride.
"Certo, è logico. Quando ho percorso il tratto che mi sono proposto, mi fermo e mi cambio. Così, poi posso ritornare verso casa con calma, a passo normale e vestito come tutti. Non vorrai mica che giri nudo per la città...!".
I quattro proseguono nella corsetta, sempre affiancati.
Stavolta è Fabio che non si trattiene.
Ha gli occhi fissi sul corpo di Mario.
Ha gli occhi fissi sul corpo di Mario.
"Abbi pazienza, Mario. So che non sono affari miei, ma se non ti offendi ti faccio una domanda anch'io..."
"Prego, figurati."
Non scrosciava più come prima: la pioggia si era fatta fine e il gruppetto aveva le facce che gocciolavano non solo per il sudore.
"Volevo chiederti: ma quando corri nudo, giri sempre bardato così?"
"Bardato così? Che significa? Se sono nudo, come anche tu appunto mi vedi, come faccio a essere bardato...?".
Fabio è un po' imbarazzato.
"Sì, hai ragione. Ma sai, forse non ti sei accorto..., ma lì, davanti, in basso..."
L'uomo nudo lo guarda interrogativo.
Non capisce.
"Lì, dove, scusa?"
Fabio si sforza di superare l'imbarazzo.
"Voglio dire.... Sì, insomma, quando tu esci per correre..."
Mario attende la domanda, ma la domanda non arriva.
Allora cerca di aiutare Fabio.
"Scusa: stavi dicendo 'quando io esco per correre'... be', che intendi...?"
"Voglio dire, ti metti sempre il coso?"
Mario abbassa lo sguardo.
Scoppia in una risata.
"Ah, questo, dici. Certo che me lo metto: ma solo quando piove. Sai, è la parte più importante di noi maschietti: va protetta, non trovi?. E il preservativo, come dice il nome, preserva appunto!".
*** Massimo Ferrario, I tre jogger e l'uomo nudo, per Mixtura- Riscrittura di una storiella diffusa anche in internet.
In Mixtura ark #Favole&Racconti di Massimo Ferrario qui
Nessun commento:
Posta un commento