Attraversando un ponte sui binari li ho osservati da dietro un’ingrata grata.
Mi sono ritrovato nostalgico a desiderare partenze e stazioni affollate; accetterei di buon grado anche i ritardi, i disguidi, le suonerie accese e squillanti in vagoni strapieni. Mi andrebbe bene persino una deviazione sulla linea lenta o che so, uno stare fermi all’infinito prima della stazione in attesa di autorizzazione. E mentre sogno di ritrovare questa dimensione pendolare, realizzo che una parte di mondo che mi piaceva aveva a che fare proprio con ciò che non era pienamente sotto il mio controllo. Quel muoversi e districarsi faticoso in mezzo agli altri contribuiva a rendere lo spostamento significativo.
Ora che sono qui, come tutti, intrappolato in un tempo senza spazio fatto di call, di flussi e di notifiche, mi viene un po’ di nostalgia per i limiti e gli inciampi che inevitabilmente produceva il doversi muovere assieme. Non vedo l’ora che quei condizionamenti tornino a rendere impegnativo, ma così bello, il vivere impastati ognuno nello spaziotempo degli altri.
*** Bruno MASTROIANNI, filosofo ed esperto di comunicazione, facebook, 28 aprile 2020, qui
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