Le parole, diceva lo scrittore austriaco Hugo von Hofmannsthal, sono creature viventi. Ci sono infiniti modi di confrontarsi con loro. L’ascolto gentile non è astratto, è semplicemente aperto alla comprensione di ciò che viene detto. Il rapporto nasce se condiviso da una parte da chi parla, e sta sempre chiedendo aiuto in modo esplicito o implicito; dall’altra, da chi ascolta, con una sola condizione preliminare: la capacità d’attenzione, che richiede tempo e rinuncia a parte di sé. Simone Weil la considerava una forma di preghiera.
[D: A 87 anni, cosa ha imparato il professor Borgna, non solo dal rapporto con i pazienti?]
Che la cultura conta poco: si può essere psichiatri senza avere questa capacità, ed essere persone semplici con quell’innata intuizione di conoscenza che passa sulle onde delle emozioni. Poi ho imparato che le donne ascoltano con maggiore attenzione. E, soprattutto, ho colto i molti significati che si nascondono nelle parole che s’interrompono, messe nel frigorifero del silenzio. Chiuse in un sorriso, in una lacrima. Sarà anche per questo che leggere la poesia aiuta: chi ama Rilke o Leopardi è chiamato alla percezione degli stati d’animo.
*** Eugenio BORGNA, 1930, medico, psichiatra, saggista, dichiarazione a Edoardo Vigna, giornalista, Abbiamo smesso di ascoltare?, '7', 18 giugno 2018, qui
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