Avevo sette anni, ero in seconda a adoravo la mia maestra. Rigorosamente una, per cinque anni. Facevo di tutto per farla contenta, ero educatissima, brava, facevo tanti compiti, leggevo tantissimo. Ero sempre preparata, capivo tutto, imparavo, divoravo quello che mi proponeva. Sempre attenta, volenterosa, studiosisisma. Eppure soffrivo. Soffrivo perché la maestra portava tanti regali a una bambina. E lei non era nemmeno brava! Le portava regali di continuo, mentre a me non portava mai niente.
Un giorno tornai a casa disperata e piansi tutte le mia mie lacrime. Raccontai alla mamma il mio grande dramma. Ho l'impressione che mia mamma andò a parlare con la maestra, anche se non me lo ha mai detto.
Sta di fatto che dopo qualche giorno, vedendomi triste, la maestra mi chiamò in disparte e mi chiese perché ero triste. Io tacevo ostinatamente e rifuggivo lo sguardo. Mi chiese se ero arrabbiata con lei ed io scoppiai di nuovo a piangere. Mi domandò se ero arrabbiata con lei perché portava regali alla mia compagna. Allora il mio pianto divenne disperato.
A quel punto lei mi portò in bagno (all'epoca i genitori non ti denunciavano per questo), mi lavò il viso, asciugò le mie lacrime. Poi mi chiese di guardarmi allo specchio. Mi chiese di osservare il mio grembiule ricamato, nuovo, stirato. Mi chiese poi di guardare il mio colletto bianco di pizzo, il mio fiocco rosa largo e inamidato. Prima di tornare in classe mi chiese di guardare, al rientro, anche la mia cartella ed il mio astuccio. Mi chiese, infine, di guardare le stesse cose della mia compagna. Tornammo in classe ed io mi misi all'opera. In quel momento mi ricordai che la mia compagna aveva perso la mamma da poco. Ricordo tutto perfettamente. Il suo grembiule era scucito, mancava un bottone, il colletto era vecchio e ingiallito. Non aveva nemmeno il fiocco. Aveva una cartella, vecchissima di cuoio, non aveva astuccio ma solo una matita e pure quasi finita. Guardai i miei colori Giotto ... Avevo non solo 24 pastelli ma pure altrettanti pennarelli. Una cartella colorata e profumata di nuovo. Lei no.
Non ho più pianto. Sono tornata serena. Ero gelosissima delle mie cose ma da allora le prestai volentieri alla mia compagna. La maestra non mi chiese mai se avessi capito ed io non glielo dissi mai. Solo che sono qui, a decenni di distanza e mi commuovo come allora al solo ricordo.
*** Tina NACCARATO, insegnante, facebook, 9 settembre 2016, qui
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