Cerca ogni giorno nella lettura un aiuto per sopportare la povertà e per affrontare la morte e tutte le altre sventure umane. Dopo aver letto molto, scegli un pensiero che tu possa assimilare in quel giorno. Anch’io faccio così: del molto che leggo, prendo sempre qualcosa. Questa, ad esempio, è la massima di oggi, che ho trovato in Epicuro (ho, infatti, l’abitudine di passare in campo altrui, ma come esploratore, non come disertore): «È una bella cosa» egli dice «la povertà accettata con animo lieto». Ma, se è bene accolta, non è più povertà. È povero non chi possiede poco, ma chi brama avere di più. Che conta quanto uno abbia nella cassaforte o nei granai, quanti armenti abbia al pascolo o quanto gli rendano i crediti, se pensa sempre alla ricchezza altrui e fa calcoli, non su quello che possiede, ma su quello che vorrebbe acquistare? Mi chiedi quale sia il giusto limite della ricchezza. Avere anzitutto l’indispensabile, poi ciò che basta. Addio.
*** Lucio Anneo SENECA, 4 a.C-65, filosofo, drammaturgo, politico romano, Lettere a Lucilio, 2, traduzione di Giuseppe Monti, in Seneca, Opere Morali, Bur, edizione digitale 2013
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