(...) La logica del “meno peggio”, il ricatto morale sulle conseguenze, l’adattarsi a un’offerta scarsa, sono da sempre l’arma vincente delle politiche povere, pigre, mediocri, e delle scelte di persone inadeguate e indigeste. I primi responsabili dei fallimenti dei partiti e dei progetti politici (con esteso concorso di elettori disinformati e mezzi di informazione sventati) sono i leader dei partiti e dei progetti politici: che chiedono sempre il conto dei loro fallimenti e delle loro offerte insoddisfacenti ai loro elettori, “perché se no vince coso”, e dopo però si dicono legittimati da quel voto col naso turato, e continuano sulle stesse strade. Se Macron perdesse, e prendesse meno voti di una signora fascista, sarebbe colpa di Macron: non degli elettori di Mélenchon. Se vincesse, la sua maggiore forza non si sarebbe dimostrata il suo progetto, ma avere una signora fascista come avversaria.
Per chi vuole opporsi a una Francia come quella di Macron, le scelte oggi sono due: votarlo (con le buone ragioni del turarsi il naso) e rinunciare per un bel po’ a un’alternativa, oppure non votarlo perché si costruisca una cosa alternativa nel centrosinistra, e adattarsi a un mandato Le Pen, e la responsabilità conseguente (come hanno fatto con Trump i sostenitori di Sanders).
Non so cosa farei io, non parlo a nome mio, probabilmente voterei Macron, per cui non ho entusiasmi ma neanche grandi allarmi. In ogni occasione del passato mi sono turato il naso oppure no, appunto, ponderando. Ma ricordiamoci che quando ci si tura il naso ci si difende ma ci si arrende: e che la scelta è ogni volta tra guardare i pericoli immediati o le mediocrità perenni, ed entrambe le cose hanno ottime ragioni.
Certo, così non si litiga e non ci si sente migliori degli altri, capisco.
*** Luca SOFRI, giornalista, Turarsi il nez, 'wittgenstein', 4 maggio 2017.
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