L'uomo ha una facoltà che per gli intenti collettivi è utilissima, e dannosissima per l'individuazione: quella di imitare. La psicologia sociale non può fare a meno dell'imitazione, perché senza di essa sono impossibili le organizzazioni di massa, lo Stato e l'ordine sociale; non è, infatti, la legge che fa l'ordine sociale, ma l'imitazione, concetto che comprende anche la suggestionabilità, la suggestione e il contagio mentale. Ma ogni giorno vediamo anche quanto si usi e si abusi del meccanismo dell'imitazione a scopo di differenziazione personale: si imita una personalità eminente o una qualità o attività rara, ottenendo così di differenziarci, sotto l'aspetto esteriore, da chi ci sta più vicino. Per punizione - si potrebbe dire - la somiglianza, nondimeno presente, con la mentalità dell'ambiente si accresce fino a divenire un inconscio legame coatto con l'ambiente stesso. Di solito il tentativo di falsa differenziazione individuale mediante l'imitazione non va oltre l'affettazione, e l'uomo rimane quello che era prima, ma alquanto più sterile. Per scoprire che cosa c'è in noi di propriamente individuale, occorrono profonde meditazioni, e all'improvviso ci accorgiamo di quanto sia difficile la scoperta dell'individualità.
*** Carl Gustav JUNG, 1875-1961, medico e psicoanalista svizzero, fondatore della psicologia analitica, L'io e l'inconscio, (1928), in Due testi di psicologia analitica, Opere, vol. 7^, Bollati Boringhieri.
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